La notizia è arrivata in Europa ieri sera come un fulmine a ciel sereno: l’amministrazione di Joe Biden sosterrà una proposta per la sospensione dei brevetti per i vaccini contro il coronavirus, in modo da consentirne la produzione anche ad altre aziende oltre a quelle che li hanno sviluppati e detengono quindi la proprietà intellettuale. «Si tratta di una crisi sanitaria mondiale e le circostanze straordinarie della pandemia invocano misure straordinarie», ha detto Katherine Tai, Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti.
These extraordinary times and circumstances of call for extraordinary measures.
The US supports the waiver of IP protections on COVID-19 vaccines to help end the pandemic and we’ll actively participate in @WTO negotiations to make that happen. pic.twitter.com/96ERlboZS8
— Ambassador Katherine Tai (@AmbassadorTai) May 5, 2021
Adesso che nel Paese il 32% della popolazione è immunizzata mentre il 45% ha ricevuto almeno la prima dose, con conseguenze positive sul numero dei contagi in tutti gli States, gli Usa hanno deciso di aprire a una maggiore circolazione del siero anti-Covid in tutto il mondo, così da limitare le conseguenze nei Paesi che hanno avuto fino ad oggi un accesso limitato ai vaccini e la possibile formazione di nuove pericolose varianti del virus che potrebbero risultare resistenti ai farmaci usati fino ad oggi.
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L’opportunità di sospendere i brevetti sui vaccini contro il coronavirus è discussa ormai da mesi e vede contrapposti alcuni paesi e le aziende farmaceutiche. I sostenitori ritengono che con la sospensione si potrebbe accelerare la produzione dei vaccini, mentre i contrari dicono che i processi produttivi sono molto più complicati e che i ritardi nella produzione e nelle consegne non derivano da problemi legati alle limitazioni per la proprietà intellettuale.
Tra i principali sostenitori della sospensione ci sono India e Sudafrica, alla guida di un gruppo di almeno 60 paesi che da ormai sei mesi chiede una revisione delle regole per i brevetti dei vaccini. Ritengono che in questo modo sarà possibile aumentare drasticamente la produzione e rifornire i paesi più poveri, dove c’è un disperato bisogno di vaccini. Ad aprile l’Organizzazione mondiale della Sanità ha comunicato che tra le 700 milioni di dosi somministrate a livello globale, solo lo 0,2% è stato inoculato agli abitanti dei paesi più poveri.
Finora la proposta si era scontrata con la contrarietà degli Stati Uniti, dell’Unione Europa, del Regno Unito, della Svizzera, del Giappone e delle principali lobby dell’industria farmaceutica. L’amministrazione statunitense precedente all’attuale, quella di Donald Trump, aveva escluso la possibilità di attuare una sospensione dei brevetti, mentre il nuovo presidente Joe Biden aveva segnalato di essere a favore di una revisione, già durante la propria campagna elettorale lo scorso anno.
Anche l’Unione europea si è detta pronta a discutere sulla revoca dei brevetti ai vaccini. «La nostra priorità è aumentare la produzione per ottenere la vaccinazione globale. Allo stesso tempo siamo aperti a discutere qualsiasi altra soluzione efficace e pragmatica. Siamo pronti a discutere di come la proposta degli Usa possa aiutare a raggiungere questo obiettivo», ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
Le aziende farmaceutiche sostengono che i ritardi nelle consegne o la mancanza di dosi sufficienti nei vari paesi non derivi dalla proprietà dei brevetti, ma da difficoltà produttive che continuerebbero a esistere anche nel caso di una sospensione della proprietà intellettuale. «La decisione dell’amministrazione statunitense di sostenere una rinuncia al brevetto per i vaccini Covid-19 è deludente», si legge nel comunicato dell’Ifpma, la Federazione internazionale dei produttori e delle associazioni farmaceutiche, che si dice «pienamente allineata all’obiettivo di garantire che i vaccini Covid-19 siano rapidamente ed equamente condivisi in tutto il mondo. Ma, come abbiamo costantemente affermato – si sottolinea nella nota – una rinuncia è la risposta semplice ma sbagliata a ciò che è un problema complesso. La rinuncia ai brevetti dei vaccini Covid-19 non aumenterà la produzione né fornirà soluzioni pratiche necessarie per combattere questa crisi sanitaria globale».
Mentre il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha definito la nuova posizione degli Stati Uniti «storica, un grande momento per la lotta contro la Covid-19», non è ancora chiaro quale posizione assumeranno l’Unione Europea e gli altri paesi finora contrari. Katherine Tai, Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti, ha ricordato che il confronto sul tema dovrebbe essere affrontato da subito, considerati i tempi solitamente necessari per raggiungere un accordo all’interno dell’Organizzazione. Per decisioni di questo tipo è necessario raggiungere il consenso tra tutti i 164 stati membri, un processo lungo e che richiede non pochi sforzi diplomatici.