Aumentano i contagi e le ospedalizzazioni in Europa. In particolare, la Spagna si trova nella fase iniziale della quinta ondata della pandemia, dopo aver alleggerito le misure di sicurezza (per esempio l’obbligo di mascherina anche per strada) e cercato di salvare la stagione turistica. Ma la variante Delta si è rivelata più pericolosa del previsto. A preoccupare sono le ospedalizzazioni, che in questo periodo coprono ben il 40% dei posti letti in terapia intensiva. In particolare sono i giovani che vengono maggiormente ricoverati, anche se impiegano meno tempo a guarire. La media dei contagiati è scesa infatti da 59 anni della quarta ondata a una media di 51 anni.
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A pochi giorni dall’abolizione del coprifuoco, rimasto in vigore per oltre un mese, il governo catalano insiste dunque con i giudici perché ne sia autorizzato il ripristino a Barcellona e in altri 61 comuni con più di 20 mila abitanti: tutti a casa fra l’una e le sei del mattino se si supera l’indice dei 125 contagi ogni centomila abitanti nell’arco di sette giorni. Anche altre comunità autonome reclamano restrizioni per contenere una diffusione del coronavirus. Negli arcipelaghi delle Baleari e delle Canarie le misure vengono tarate località per località in base all’andamento della pandemia. Perciò possono essere periodicamente limitati gli spostamenti tra isole vicine. Possono variare anche gli orari di apertura dei negozi o le regole per riunioni di famiglia o tra amici.
La Germania ha tolto dalla lista delle zone ad alto rischio la Catalogna, le Asturie, le Canarie, la Castiglia-La Mancha e Valencia, confermando invece Mallorca e il resto della Spagna. Gli ospedali delle isole sono vicini al livello d’allarme per la saturazione dei reparti, ma è la Catalogna, seguita subito da Madrid, a sentir crescere il livello di rischio per la pressione sui suoi ospedali dove oltre il 40% dei posti letto in terapia intensiva sono occupati da pazienti Covid.
L’estate ha portato a un evidente abbassamento dell’età del paziente tipo ricoverato in terapia intensiva: ora ha un’età media di 51 anni (erano 59 nella quarta ondata), qualche patologia pregressa, ma un organismo in grado di superare meglio dei più anziani la fase acuta della malattia, spesso senza dover essere intubato. Gli ultimi dati, aggiornati a venerdì scorso, indicano 1.818 casi gravi attualmente in cura negli ospedali spagnoli: nel 44% dei casi hanno meno di 50 anni. La percentuale di sessantenni è in calo, dal 31% al 25%, ma resta la fascia di età più frequente, nelle terapie intensive.
Il problema, secondo gli esperti, è per il tipo di vaccino ricevuto. Astrazeneca, che prevedeva (almeno inizialmente) quattro mesi di attesa tra la prima e la seconda dose: molti contagi sarebbero avvenuti proprio in quello spazio di tempo. In calo anche i ricoverati settantenni, dal 27 all’11%; e quasi assenti gli ottantenni, che vengono comunque tenuti il più lontano possibile dai reparti Covid. Quasi raddoppiati invece i ventenni (dal 10 al 19%) e quadruplicati i trentenni (dal 4 al 15%). I minori di 30 anni sono aumentati dal 2 al 10%. Con poco meno di 47 milioni di abitanti, la Spagna ha accumulato finora 4.770.473 contagi e 83.136 vittime. Il 65,53% della popolazione è protetta dalla vaccinazione completa e il 74,69% ha ricevuto almeno la prima dose.