Mario Draghi non sceglie tra Palazzo Chigi e il Quirinale. Ospite dell’Ordine dei giornalisti il premier non ha avanzato una sua candidatura formale. Ma allo stesso tempo non ha tirato via il suo nome dalla corsa al Colle. A domanda diretta, prima ha rivendicato quanto fatto dal suo esecutivo: «Abbiamo conseguito tre grandi risultati – ha detto – Abbiamo reso l’Italia uno dei paesi più vaccinati del mondo, abbiamo consegnato in tempo il Pnrr e raggiunto i 51 obiettivi. Abbiamo creato le condizioni perché il lavoro sul Pnrr continui». Poi ha aggiunto: «Il governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà: l’importante è che il governo sia sostenuto da una maggioranza come quella che ha sostenuto questo governo, ed è la più ampia possibile. Ed è una maggioranza che voglio ringraziare molto».
Draghi non si immagina il futuro «all’interno o all’esterno delle Istituzioni». «L’ho detto una volta rispondendo ad una domanda fatta da alcuni ragazzini al punto luce di Torre Maura: l’importante è vivere il presente e farlo al meglio possibile. Forse sbaglio, ma i motivi del successo del governo, per me sicuramente ma credo anche per altri ministri, è che ha lavorato sul presente senza chiedersi cosa c’è nel futuro, cosa c’è per me nel futuro».
«Il mio destino personale non conta assolutamente niente, non ho particolari aspirazioni di un tipo o di un altro, sono un uomo: se volete un nonno al servizio delle istituzioni». Questa una delle frasi centrali della conferenza stampa di Mario Draghi con cui il premier ha risposto alla domanda sul suo possibile futuro al Quirinale. La responsabilità della decisione, secondo il presidente, «è interamente nelle mani delle forze politiche, non nelle mani di individui: sarebbe un fare offesa all’Italia, che è molto di più di persone individuali. Il governo previsto dalla Costituzione è parlamentare. Il presidente della Repubblica non è tanto un notaio quanto un garante», precisa Draghi dicendo «no» a qualsiasi tipo di accompagnamento del Quirinale all’azione degli esecutivi. «L’esempio del presidente Mattarella è forse la migliore guida alla interpretazione del ruolo del Capo dello Stato in Costituzione. Ha garantito la unità nazionale con una maggioranza ampia che ha sostenuto e protetto il governo facendo il meglio possibile. La grandezza del Paese non è determinata da questo o quell’individuo ma da un complesso di forze, di persone e di sostegno politico che permettono di andare nella direzione giusta».
Il primo dato politico che si ricava da queste frasi è che Draghi, a differenza di Sergio Mattarella che è stato chiarissimo in molte occasioni, non chiude la porta al Colle, anzi. Il secondo dato è che Draghi ha posto l’accento sulla maggioranza bipartisan che ha sostenuto il suo governo quasi a voler segnalare un piano ben preciso. Ovvero che c’è lo spazio politico per continuare la legislatura anche se lui sale al Quirinale. «È immaginabile una maggioranza di governo che si spacca sull’elezione del presidente della Repubblica?». Una domanda retorica che appare già come un suggerimento.