La Russia ha attaccato l’Ucraina e la prima domanda riguarda il dramma che sta vivendo Kiev: fino a che punto si spingeranno le mire di Putin? Ma il secondo quesito, per chi assiste da più lontano al conflitto, è quali saranno le conseguenze per l’Europa e per l’Italia. Ci sono almeno tre fronti che coinvolgono l’Italia dopo la decisione della Russia di invadere l’Ucraina. E vanno oltre il ruolo diplomatico che il nostro Paese può svolgere al fianco dell’Unione Europea e della Nato. Perché riguardano le conseguenze pratiche che la guerra può avere per i cittadini e per i militari italiani.
Il primo aspetto da tenere a mente è che l’Italia è membro della Nato e, come ha detto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, intende fornire il «pieno supporto alle misure che verranno decise». Questo può significare fornitura di mezzi militari, messa a disposizione di alcuni basi e maggior coinvolgimento in alcune operazioni. Naturalmente per un’eventuale coinvolgimento nelle operazioni della Nato serve un voto del Parlamento che autorizzi la missione. Il contingente andrebbe comunque a rafforzare le truppe già dispiegate in Lettonia e Bulgaria e parteciperebbe alla missione della Nato. Le basi Nato in territorio italiano — Vicenza e Sigonella — sono già pienamente operative. La 173rd Airborne Brigade ha comunicato che «circa 800 soldati della 173/a brigata aviotrasportata Usaf di stanza a Vicenza sono in partenza per la Lettonia, dove saranno dispiegati per rafforzare le capacità difensive dell’alleanza Nato, in seguito al peggioramento della crisi tra Russia e Ucraina». Sigonella, pur essendo una struttura «non avanzata» in relazione allo scenario attuale, da giorni vede partire diversi droni «Global Hawk» per la sorveglianza dell’aria interessata crisi internazionale in atto.
L’Italia non è solo partner della Nato, ma anche uno Stato membro dell’Unione europea. Nei giorni scorsi, la Ue aveva presentato un pacchetto di sanzioni contro la Russia e, dopo l’invasione russa, ha deciso di inasprirle. Secondo quanto riferisce un alto funzionario, colpiranno settori strategici, ma non quello energetico che era una delle maggiori fonti di preoccupazione per il nostro Paese. L’Italia è infatti uno degli Stati che più dipendono dal gas russo e nel 2020 la quota di quello che ha importato da Mosca era maggiore al 43%. Intanto, gli scenari di guerra fanno prefigurare un’accelerazione dell’inflazione. E si può prevedere che nel giro di due mesi salirà in maniera considerevole il prezzo delle forniture di gas e quindi le bollette.
Già alcune ore dopo l’invasione, le strade di Kiev si sono affollate di macchine dirette lontano dalla capitale. Potrebbe essere il primo segnale di una nuova ondata di profughi. Anche se l’Italia non è il Paese più esposto anche solo per motivi geografici, nel nostro Paese potrebbero arrivare nuove persone in cerca di rifugio, alcune delle quali potrebbero ricorrere alla possibilità del ricongiungimento familiare. Secondo l’ultimo censimento Istat nel nostro Paese «ci sono circa 236mila persone, per il 75% donne. La regione che ne ospita il numero maggiore è la Lombardia, seguita da Campania ed Emilia Romagna». È possibile che molti presentino domanda e – trattandosi di motivi umanitari – è prevedibile che le istanze debbano seguire una corsia preferenziale.
Le mosse della Russia e dell’Italia rischiano di ripercuotersi anche sugli affari tra i due Paesi. Mosca è infatti la 14esima destinazione al mondo per le merci italiane e nei primi 11 mesi del 2021 lo scambio commerciale è pari a 20 miliardi di euro. Osservate speciali sono anche le banche. La Repubblica scrive che quelle italiane «sono le più esposte del mondo al Paese guidato da Putin con prestiti e finanziamenti complessivi per 25,3 miliardi di dollari ai quali si aggiungono 6 miliardi di garanzie».