La bella stagione, soprattutto per un bambino, è sinonimo di giornate trascorse all’aperto. Purtroppo, però, circa il 20% dei bambini in Italia soffre di allergie. Colpa dei pollini, che in primavera cominciano ad “affollare” l’aria, e che nei soggetti predisposti possono provocare una fastidiosa rinite allergica. Delle allergie e di come difendersi, abbiamo parlato con il dottor Giuseppe Felice, pediatra e allergologo di Milano, membro della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (Siaip).

Quali sono le allergie più diffuse in questa stagione?
«I pollini rappresentano una frequente causa di allergia respiratoria sia negli adulti che nei bambini. I sintomi si manifestano più frequentemente con starnuti, prurito al naso e secrezione nasale liquida a cui spesso si associa arrossamento e prurito congiuntivale. Giocare al parco nelle giornate di sole e con un po’ di vento rappresenta l’occasione più frequente per la comparsa di questi sintomi nei bambini allergici ai pollini. La rinite allergica pur non essendo una malattia grave può creare situazioni di disagio al bambino, per esempio per la necessità di soffiarsi il naso ripetutamente, o per dover limitare la sua attività all’aperto con gli amici. La rinite, specialmente se associata a ostruzione nasale, può disturbare il sonno con conseguente influenza sull’attività di apprendimento o anche con giorni di assenza da scuola. L’allergia ai pollini, come anche verso gli acari della polvere, i derivati epidermici di animali domestici o le muffe, può causare anche asma che si manifesta con tosse secca durante l’attività fisica e sensazione di difficoltà respiratoria».
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Come si fa a capire se un bambino è allergico?
«Spesso nei bambini è difficile riconoscere le allergie, perché i sintomi iniziali possono sembrare quelli di una semplice influenza o di un raffreddore. Oltre alla dermatite atopica, che si manifesta già nelle prime epoche di vita del bambino, nell’età prescolare possono comparire alcuni segnali da non sottovalutare come gli occhi arrossati e gonfi dopo una passeggiata, oppure starnuti improvvisi e naso gocciolante. I bambini con asma di presunta natura allergica invece possono avere i primi sintomi durante il riposo notturno, o al risveglio al mattino, o ancora si riconoscono perché durante una corsa si affannano più degli altri. È il caso di rivolgersi a uno specialista quando i sintomi risultano insistenti o ricorrenti».
Che cosa consiglia di fare in caso di sospetta rinite allergica?
«È utile eseguire appena possibile una visita allergologica. Nel frattempo è consigliabile una visita medica dal pediatra per verificare il sospetto di sintomi da allergia respiratoria, escludendo altre cause; sulla base dell’intensità dei sintomi, il medico valuterà l’opportunità di iniziare una terapia per alleviare i sintomi respiratori. Appena possibile verranno eseguiti i test cutanei allergologici per i vari allergeni inalanti, compresi pollini, acari della polvere, muffe e derivati epidermici di animali domestici. Il pick test consiste nel porre le gocce degli allergeni da testare sulla superficie dell’avambraccio pungendo superficialmente la cute attraverso la goccia mediante una lancetta pungidito di metallo o plastica».
Una volta che viene confermata l’allergia occorre iniziare subito una terapia?
«Un primo passo consiste nell’adottare le misure di prevenzione per evitare o ridurre il contatto con le sostanze a cui il bambino è risultato allergico e che sono causa di sintomi. Per quanto riguarda i pollini, per esempio, è utile che il bambino al rientro dal parco possa togliersi gli indumenti al di fuori della sua cameretta, faccia la doccia con particolare attenzione ai capelli per evitare di lasciar cadere i pollini sul cuscino quando va a letto. Se nonostante tali misure la sintomatologia non scompare occorre cominciare una terapia farmacologica orientata alla regressione e al controllo dei sintomi. L’allergia respiratoria altro non è che una risposta eccessiva da parte del sistema immunitario a un mediatore dell’infiammazione che è l’istamina, quindi il cardine della terapia farmacologica è l’antistaminico che si può somministrare a partire dai 2-3 anni».
Nel caso di allergie respiratorie si può prendere in considerazione l’immunoterapia?
«Lo specialista allergologo potrà valutare, sulla base dei sintomi e dei test allergologici, l’opportunità di programmare una immunoterapia allergene specifica, meglio conosciuta come vaccino desensibilizzante. È una terapia aggiuntiva da utilizzare in quei casi in cui i sintomi allergici non sono ben controllati dalla terapia farmacologica. A differenza di quest’ultima, la immunoterapia allergene specifica agisce sul meccanismo che è alla base dei sintomi, con l’obiettivo di indurre lo sviluppo della tolleranza da parte del sistema immunitario verso un determinato allergene. Da qualche anno l’immunoterapia viene somministrata soprattutto ai pazienti più piccoli, a partire dai 5 anni di età, con un device “Needle Free”, cioè senza ago, che permette di somministrare l’estratto allergenico sottocute senza i fastidi e la paura della puntura».
È aumentata la frequenza delle allergie nei bambini?
«Sì, negli ultimi decenni c’è stato un notevole incremento delle malattie allergiche. Inizialmente il fenomeno ha interessato i Paesi industrializzati: i cambiamenti climatici, la stagione dei pollini più lunga e l’inquinamento sono tra le cause dell’aumento dei casi di allergia degli ultimi anni. L’aumento delle patologie allergiche costituisce un vero e proprio problema sanitario che riguarda in particolare bambini e adolescenti, per i quali sembrano essere rilevanti le condizioni ambientali nei primi anni di vita. Ma anche la presenza in famiglia di soggetti allergici svolge un ruolo importante nella predisposizione allergica».
Quando si dovrebbe temere che un bambino sia a rischio di sviluppare un’allergia?
«Il primo campanello d’allarme è la presenza della dermatite atopica, un’infiammazione della pelle che rappresenta la “punta dell’iceberg “ di quella infiammazione sommersa che erroneamente in passato è stata ritenuta solo un problema dermatologico ma che in realtà è un importante indicatore della “marcia allergica”, ossia del cammino che ogni bambino con dermatite atopica può compiere durante la sua crescita sviluppando altre forme di allergia quali appunto la rinite e l’asma».
Esistono accorgimenti per ridurre il rischio di sviluppare allergie?
«Sicuramente esistono degli accorgimenti in grado di limitare l’entità della sintomatologia allergica come la profilassi indoor: ridurre le concentrazioni di polvere domestica, spolverare la casa spesso, arieggiare almeno due volte al giorno i locali, evitare moquette, tendaggi pesanti, e nella cameretta eliminare animali di peluche e adottare materassi e cuscini antiacaro. Per chi ama gli animali domestici preferire quelli che non perdono il pelo o prendersi cura del pelo dell’animale. Per le allergie ai pollini è indubbiamente più difficile riuscire ad effettuare una prevenzione outdoor efficace. Ma è bene evitare le passeggiate al parco durante la stagione pollinica».
Quanto è importante la prevenzione?
«Come allergologo spendo molto del mio tempo nell’educazione sanitaria, per spiegare alla famiglia come prendersi cura di un bambino allergico: dalle norme igieniche al percorso terapeutico. Riconoscere i sintomi è fondamentale tanto quanto prevenire i problemi che possono essere ricondotti a una reazione allergica».
Il latte materno può rappresentare una prima forma di prevenzione?
«Il lattante nei primi mesi di vita è particolarmente esposto al rischio di contrarre allergie per via orale. Il latte materno contiene una serie di sostanze (anticorpi specifici, batteri, zuccheri complessi ad azione sul microbioma intestinale e sul sistema immune del neonato, acidi grassi essenziali) in grado di proteggere il bambino dalle infezioni e dalla comparsa di numerose malattie, tra cui appunto le malattie allergiche. Per la sua completezza, inoltre, il latte materno consente di poter ritardare il contatto con altri alimenti potenzialmente allergizzanti fino a quando la maturazione dell’intestino del bambino non consenta variazioni della dieta (divezzamento). I benefici del latte materno sono riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha fatto dell’allattamento al seno uno degli obiettivi prioritari di salute pubblica a livello mondiale».