Il governo sta valutando la soluzione di una «accisa mobile» per ridurre il prezzo dei carburanti. Lo ha confermato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, nell’informativa in Senato sulla situazione energetica dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. «Poiché c’è stato un maggior gettito Iva questo potrebbe essere utilizzato per ridurre le accise e ottenere una riduzione del prezzo alla pompa», ha spiegato Cingolani.
I prezzi del carburante sono schizzati alle stelle nelle ultime settimane sforando il tetto dei due euro a litro, l’esecutivo guidato da Mario Draghi dovrebbe intervenire con un decreto che riguarderebbe sia le misure contro il caro energia che quelle per ridurre i costi di benzina e diesel. Il governo si concentra sulla riduzione delle accise sui carburanti, attualmente intorno al 51% del prezzo finale.
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L’accisa mobile che il governo vuole introdurre sarebbe applicabile anche grazie al maggior gettito Iva generato dall’aumento dei prezzi: l’Iva, infatti, consiste in una percentuale sul prezzo finale, diversamente da quanto avviene per le accise che sono sostanzialmente fisse. La misura semplifica il meccanismo di sterilizzazione dei perversi effetti moltiplicatori degli aumenti del prezzo industriale dei carburanti sull’Iva. È un meccanismo già introdotto con la legge Finanziaria del 2008 ma rimasto finora inapplicato.
L’introduzione delle accise mobili sul carburante vorrebbe dire, di fatto, un taglio sul costo di benzina e gasolio. Secondo alcune stime che circolano in queste ore sui tavoli del governo si parlerebbe di circa 10-15 centesimi al litro. La media nazionale dei prezzi si attestava ieri a 2,105 euro al litro per la benzina in modalità self service e 2,208 per il servito. Per il gasolio a 2,108 euro al litro per il self service e 2,219 per il servito. Per il Gpl siamo a 0,880 euro/litro.
Se il taglio fosse realmente di 10-15 centesimi al litro, quindi, benzina e diesel tornerebbero intorno ai 2 euro per la modalità self service. Di fatto vorrebbe dire avere più o meno gli stessi valori che venivano registrati solamente una settimana fa: l’intervento del governo sembra avere un impatto minimo sui consumatori, tanto più se si considera che non c’è la garanzia che i prezzi non riprendano a salire.