Il premier Draghi dà seguito all’ormai celebre frase pronunciata lo scorso 7 aprile, quando durante la conferenza stampa seguita all’approvazione del Def aveva provocatoriamente chiesto se gli italiani preferiscono «la pace o l’aria condizionata». Dal primo maggio scatterà quella che è stata ribattezzata “operazione termostato”, con la decisione di tagliare i consumi di elettricità e quindi del gas, che l’Italia importa ancora in grandi quantità dalla Russia. L’obiettivo è risparmiare 4 miliardi di metri cubi nel 2022 abbassando la temperatura negli edifici pubblici in una prima fase e riducendo l’uso dei condizionatori. Resta però aperto il nodo dei controlli nei singoli edifici e la possibilità di estendere le regole anche ai privati.
Si parte dagli uffici pubblici. In commissione Ambiente e attività produttive è stato approvato un emendamento del M5S al decreto Energia che impone una stretta su termosifoni e condizionatori delle pubbliche amministrazioni e delle scuole. La media ponderata delle temperature dell’aria degli edifici pubblici, misurate nei singoli ambienti di ciascuna unità immobiliare, non dovrà essere superiore ai 19 gradi centigradi in inverno e minore di 27 gradi in estate, con un margine comunque di tolleranza di due gradi. La misura non viene al momento applicata a cliniche, ospedali e case di cura.
Un piano che non riguarderà la abitazioni private, dove in realtà sono già in vigore alcune regole. Come ricorda il Corriere della Sera, nelle abitazioni private non si dovrebbero superare i 20 gradi in inverno con fasce di accensione specifiche dei termosifoni in base alle sei zone in cui è divisa l’Italia. Si va dal 15 ottobre, nelle ‘nordiche’ Milano e Bologna per esempio, fino al 1 dicembre a Palermo e Catania, nel Mezzogiorno. Posto che in caso di violazione delle norme sono previste multe che vanno dai 500 ai 3 mila euro i controlli andrebbero fatti di immobile in immobile. Il che è complesso per la pubblica amministrazione e ancor di più per le aziende e per le case degli italiani.
Nell’ambito della stretta per ridurre i consumi potrebbe arrivare anche un decreto per diminuire il consumo elettrico dei comuni. Il che potrebbe significare meno lampioni. Il governo valuta l’inserimento di una norma per limitare il numero dei lampioni accesi e le ore di illuminazione. In base alla stessa logica nei condomini si potrebbe ritardare l’accensione della luce nelle parti comuni.