Da The Lancet a Nature fino ad arrivare al New England Journal of medicine. Per supportare il suo intervento alla Camera dei Deputati durante la conferenza stampa organizzata dal gruppo parlamentare di Alternativa, che intende proporre una legge per istituire una commissione di inchiesta sui vaccini Covid19, il professor Giovanni Frajese cita diversi studi e pubblicazioni accreditate a livello internazionale per illustrare con evidenze scientifiche cosa sta succedendo sul fronte dei contagi da Covid e sul livello di protezione.
Studi che porterebbero ad una evidenza sempre più consolidata e incontrovertibile: l’effetto di protezione tende a scomparire dopo appena 6 mesi dall’inoculazione per diventare poi negativo, esponendo così i soggetti vaccinati alla malattia più di quelli non vaccinati. Un dato che non può non spingere le comunità scientifica e le autorità sanitarie a indagare con grande attenzione. «Sarebbe il caso che questi dati scientifici vengano presi in considerazione da parte delle Istituzioni», evidenzia Frajese, endocrinologo e docente all’Università di Roma “Foro italico”.
Il primo studio presentato da Frajese e pubblicato da The Lancet evidenzia i limiti della protezione vaccinale, la quale risulta nulla dopo 8 mesi ma soprattutto negativa dopo 9 mesi, cioè sotto la protezione dei non vaccinati. «I dati ci sono, almeno fuori dall’Italia dove la scienza continua a lavorare e a produrre informazioni. Fatto sta che le persone vaccinate si ammalano dopo 7-8 mesi di più di quelle che non sono vaccinate ovvero ottengono l’effetto opposto da quello atteso. Già questo basterebbe per mandare all’aria tutta la storia che è stata raccontata fino adesso, ma c’è di peggio – continua Frajese – Il fatto che ci sia una protezione negativa significa che c’è stata una perdita di efficacia del sistema immunitario che si riflette nell’esposizione a patologie. Un dato che andrebbe approfondito dal ministro e dalla autorità sanitarie per capire se sia stato fatto un danno a carico delle persone che si sono vaccinate, auspicando che se danni ci sono stati, siano temporanei».
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Tali dati vengono confermati da ulteriori studi del The New England Journal of Medicine e da Nature. Uno studio sui contagi in Quatar evidenzia che dopo sette mesi si registra un meno 83% della protezione vaccinale: le persone vaccinate si ammalano quasi il doppio di quelle non vaccinate. Frajese mostra come le evidenze riportate discostino molto da quanto inizialmente affermato circa l’efficacia dei vaccini, che si sosteneva garantissero una copertura fino al 95% dal virus. Ma è il valore negativo a rendere tutto eccezionale quanto preoccupante. «Un dato mai registrato nella storia, per nessun altro vaccino prima dell’arrivo di questi sieri genici sperimentali a mRna», sottolinea Frajese.
Secondo lo studio scientifico pubblicato su Nature si è assistito ad un incremento di oltre il 25% degli accessi al pronto soccorso per criticità cardiovascolari nelle fasce di popolazione under 40 in concomitanza con la campagna vaccinale. «Il dato è incontrovertibile non sono mie opinioni. Qualcuno dovrebbe prendere atto che esiste una scienza che a livello internazionale va avanti. Sarà il caso di studiare e non dare diktat senza basi scientifiche».
L’analisi di Frajese approfondisce non solo le carenze nell’efficacia del vaccino ma anche il tema delle alterazioni immunitarie e delle possibili conseguenze avverse della campagna vaccinale. «Cosa significa che si infettano più le persone vaccinate di quelle non vaccinate? Significa che c’è stata una alterazione del sistema immunitario, il nostro esercito naturale che ci permette di difenderci da virus, batteri, tumori e tutto quello normalmente che può aggredire il nostro organismo. Una perdita di efficacia del sistema immunitario si riflette in un amento dell’esposizione alle patologie. Ragion per cui questo dato andrebbe guardato con estrema attenzione anche per capire se sia stato fatto un danno a carico delle persone vaccinate».