– Togliti. Fammi passare.
Laura vedeva rosso. Era inferocita. Strattonò Helene. La spinse verso la cucina sul divano. Con tutta la rabbia che aveva in corpo diede un colpo alla porta e forzò la serratura. Si aprì.
– Vieni fuori, bastardo! Ti ho beccato in fallo!
– Neanche in bagno si sta bene in questa casa? – urlò stizzito Peter che snidato nella sua tana cercava di coprirsi con le mani.
– Lei è suo complice!
– Si sbaglia. Non è vero.
– Caro, parla tu con la signora! – ribatteva Helene disperata.
– Io? – diceva Peter che si era tirato su i calzoni.
– Lei mente.
– Le giuro che io e Adsum siamo amici.
– Lei è…
– Si calmi! Parliamone.
– C’è poco da parlare.
– È stata una fatalità. Ci trovavamo per puro caso in via Torcicoda. Ed è accaduto quel che è accaduto.
Helene provò a convincere Laura in ogni modo, ma era più scettica di un filosofo greco. Sembrava invasa da una Furia e non voleva sentire ragioni.
– Bugiarda.
– Glielo giuro: io e Adsum siamo solo amici.
Quanto più Helene insisteva con quella storia dell’amicizia tanto più Laura si convinceva che mentiva e si arrabbiava. Lei e quell’uomo si erano messi d’accordo per imbrogliarla. Avevano ordito con la complicità del marito e anche del maresciallo una congiura contro di lei. Erano tutti contro di lei ed era giunto il momento di fare un po’ di giustizia. Ci avrebbe pensato lei. L’avrebbe conciata per le feste quella donnaccia e le avrebbe insegnato ad andare a letto con i mariti delle altre. Si avvicinò a Helene. La graffiò. Le diede un morso su un braccio e poi la prese per i capelli.
– Maledetta!
– Mi lasci. Mi fa male!
– Ti do quel che meriti.
Laura spinse Helene sul pavimento. Le saltò addosso, a cavalcioni. La teneva con le mani a terra e con il peso del busto le impediva di muoversi. Poi però Helene riuscì a liberarsi e le salì addosso. Ma Laura la prese per i capelli e la spinse di nuovo sotto. Helene cercava di evitare i colpi, ma Laura la graffiava e mordeva. Peter guardava inebetito la scena. Non sapeva cosa fare. Alla fine, si decise a intervenire. Le separò, ma si beccò un pugno sul naso e un morso su una mano.
– Me la pagherà. La farò pentire di questo affronto!
– Io?
– Sì, lei. Non si picchiano le donne! È un villano!
– Lei è matta da legare.
– Come si permette?
Laura prese dal lavandino lo spazzolino elettrico di Helene e lo tirò in faccia a Peter.
– Si fermi. Cosa fa?
– Tenga. Così impara a offendermi. E ora sono stanca di voi. Vado via. Ma non finisce qui.
– Dove va?
– Non sono fatti suoi.
– Aspetti. Parliamo.
Laura uscì dal bagno. Si diresse nel salotto. Helene le andò dietro.
– Aspetti.
– Sono stanca di ascoltarla. Arrivederci.
Helene aveva il viso pieno di graffi e i capelli tutti in disordine. Piangeva come una bambina, però si sentiva in colpa perché sapeva in cuor suo che in passato era stata amante di Adsum e doveva convincerla a tutti costi che si stava sbagliando e che aveva preso un grosso granchio.
– Dove va così di furia?
– Non sono fatti suoi.
– Vuole cenare con noi?
– Lei è una donnaccia.
– Invitiamo anche Adsum e facciamo una cena in quattro?
– Svergognata!
Laura uscì insultandola e sbattendo la porta.
Peter si era ricomposto e rideva. Laura gli aveva fatto dimenticare i suoi guai con la giustizia e pensava in fondo che quella situazione fosse molto buffa e divertente.
… Continua… Vi aspettiamo alla prossima puntata!