La coalizione di centrodestra ha vinto le elezioni politiche con un risultato che si attesta intorno al 44% dei voti: con lo scrutinio arrivato nella sua fase finale Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, è il primo partito con oltre il 26%, mentre Lega e Forza Italia sono rispettivamente al 9% e all’8%. La coalizione avrà la maggioranza in Parlamento, anche se non dovrebbe raggiungere i due terzi. Il centrosinistra non arriva al 27%: il Pd è sotto il 20%, Alleanza Verdi e Sinistra supera la soglia del 3%, obiettivo che non raggiungono +Europa e Impegno Civico di Luigi Di Maio che non arriva neppure all’1%. Bene il MoVimento 5 Stelle che è intorno al 15%. Azione-Italia Viva si ferma sotto l’8%. L’affluenza è stata del 64%, la più bassa della storia repubblicana.
Fratelli d’Italia è risultato il primo partito con più del 26% dei voti, un dato leggermente superiore alle previsioni, e la sua leader Giorgia Meloni sarà quindi probabilmente la prossima presidente del Consiglio, la prima donna e a capo della maggioranza più di destra nella storia dell’Italia repubblicana. Lega e Forza Italia, gli altri due partiti principali della coalizione, hanno preso tra l’8 e il 9%: un risultato tremendo per la Lega che arrivava dal 17,3% delle ultime elezioni politiche e dal 34% delle ultime elezioni europee, e inaspettatamente buono per Forza Italia.
Con questi risultati è evidente che la coalizione di destra potrà formare il suo governo, e che Meloni, in quanto leader del partito più votato, sarà indicata come presidente del Consiglio (a scegliere a chi affidare l’incarico sarà comunque il presidente della Repubblica Sergio Mattarella). «Dagli italiani su queste elezioni politiche è arrivata un’indicazione chiara, un governo di centrodestra a guida di Fratelli d’Italia» ha detto Meloni commentando i primi risultati intorno alle due e mezza di notte. «Gli italiani potranno avere un governo che esce da una loro chiara indicazione alle urne».
La maggioranza della destra dovrebbe essere tra i 105 e i 125 seggi al Senato sui 206 seggi totali (200 + i senatori a vita), più bassa di oltre una decina di seggi rispetto ai due terzi dell’aula, che avrebbero permesso di modificare la Costituzione senza passare per un referendum e senza coinvolgere altri partiti. I risultati nei collegi uninominali a Camera e Senato, che assegnavano circa un terzo dei posti in Parlamento al candidato o alla candidata che ha preso più voti, saranno con ogni probabilità vinti dalla destra praticamente in tutta Italia.
Il centrosinistra sarà la seconda coalizione, con una percentuale complessiva intorno al 26,5%: il Partito Democratico ha preso poco sopra il 19%, un risultato di poco superiore a quello ottenuto alle politiche del 2018, che era stato il più basso nella storia del partito. Nella coalizione, l’alleanza Sinistra Italiana-Verdi ha superato la soglia di sbarramento del 3%, mentre +Europa potrebbe rimanere appena sotto alla fine dello spoglio. Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto circa il 15% dei voti, meno della metà di quanto prese nel 2018 ma comunque diversi punti in più rispetto a quanto stimavano i sondaggi all’inizio della campagna elettorale. Il Terzo Polo quindi, come ci si aspettava, non è davvero il terzo polo: si ferma all’8%. «È una serata triste per il paese» ha detto la vicepresidente del Partito Democratico Debora Serracchiani nel primo commento del centrosinistra ai risultati: «siamo la prima forza di opposizione in parlamento, quindi riteniamo di dovere fare una opposizione importante».
Tra i partiti più piccoli, né Italexit né Unione Popolare hanno superato la soglia di sbarramento del 3% che consentiva l’ingresso in parlamento. Noi Moderati di Maurizio Lupi potrebbe rimanere di poco sotto l’1%, risultato che impedisce ai suoi voti di andare al resto della coalizione di destra. Anche Impegno Civico di Luigi Di Maio è rimasto sotto quella soglia: lo stesso Di Maio non è stato eletto nel collegio uninominale di Napoli Fuorigrotta in cui era candidato.
Con un’affluenza al 64%, di dieci punti percentuali inferiore rispetto al 2018, sono state le elezioni politiche meno partecipate nella storia repubblicana.