È appena uscito il bollettino aggiornato di Epicentro. E di nuovo, a margine della tabella che riporta le infezioni per età e status vaccinale, i tecnici hanno inserito una postilla, riferita agli over 60 che hanno ricevuto la quarta dose. «Vista la bassa numerosità di questo gruppo e le condizioni di fragilità che caratterizzano gran parte dei soggetti eleggibili – scrivono dall’Iss – l’incidenza e il confronto con gli altri stati vaccinali non sono riportati in quanto non si ritengono rappresentativi dell’efficacia della quarta dose per la popolazione 60-79». Tradotto: non sarebbe possibile nessun raffronto tra sessanta-settantanovenni inoculati con la quarta dose e le altre categorie.
Il problema è che si dovrebbe ragionare su numeri relativamente piccoli e, soprattutto, in presenza di elementi di confusione, come le patologie pregresse di cui soffrono molti degli italiani che si sono sottoposti alla quarta iniezione. Un sospetto, tuttavia, sorge ugualmente: non è che qualcuno teme di tirare fuori cifre un po’ imbarazzanti? E di scoraggiare ulteriormente l’adesione a una campagna di richiami già zoppicante?
I numeri parlano chiaro. Sul piano dei contagi, il vantaggio della quarta dose è minimo: il tasso d’incidenza ogni 100.000 abitanti, nella fascia 60-79 anni, è di poco inferiore (913,7 contro 1.112,2) a quello riscontato in chi si è limitato a ricevere il primo booster. Il bilancio è simile per i ricoveri: in area medica, il tasso di ospedalizzazione in chi ha quattro dosi è di 22,9 ogni 100.000 persone, lo stesso di chi ne ha tre. In terapia intensiva finiscono 0,9 quadridosati ogni 100.000 individui e 1,3 tridosati. E i deceduti sono 2,8 ogni 100.000 persone tra chi si è sottoposto a quattro punture, contro i 2,6 tra chi si è fermato al terzo shot .
Dunque, il beneficio all’ennesima inoculazione sembrerebbe inesistente. Ma non finisce qui. Nella “Nota metodologici”, gli statistici di Epicentro provano a minimizzare anche altre incongruenze. Ad esempio, per quanto riguarda le infezioni, si nota che nella fascia 40-59 anni si contagiano più i soggetti con il booster che i no vax. Questa, o altre evidenze, spiega l’Iss, vanno attribuite «ad alcuni limiti intrinseci dell’analisi, tra cui i più importanti sono la cospicua diminuzione dei soggetti suscettibili a partire dal mese di gennaio 2022, in relazione all’aumento della circolazione della variante Omicron». Un sacco di gente si è presa il Covid, non s’è denunciata, ma ha sviluppato anticorpi. Così, in alcune rilevazioni settimanali, può capitare di riscontrare che i vaccinati da oltre quattro mesi si ammalano meno di quelli vaccinati più di recente.
Ma quello è che non si vuole ancora capire è che il ceppo sudafricano ha cambiato completamente lo scenario. Gli italiani sono entrati a contatto con il virus e in tantissimi hanno sviluppato un’immunità naturale che ha consolidato quella conferita dai vaccini. Ma intanto, da noi si continua a comprare decine di milioni di booster aggiornati (anche se una variante che non c’è più o testati solo sui topi) e se ne autorizza la somministrazione a tutti gli over 12.