Ma la lista delle aziende implicate secondo Mirafiori poteva solo aumentare e gli telefonava per domandare la sua collaborazione perché dalle ricerche che avevano fatto era emerso che Peter Huchel, uno dei dirigenti dell’azienda, aveva una relazione con una certa signorina Helene Ricciardi. Il maresciallo Santoni si mostrò gentilissimo nei confronti del collega e gli disse che in un paio di giorni gli avrebbe fornito le informazioni di cui aveva bisogno. Appena Mirafiori chiuse la telefonata, inserì il nome della donna nel computer, ma si bloccò all’avvio della ricerca. Ci mise un’ora per ravviarlo e per aprire di nuovo l’archivio. Quasi gli venne un colpo quando scoprì che la compagna di Peter era Helene, l’amica di Adsum, che era stata coinvolta nella morte di Nihil. Richiamò il collega per comunicargli quello che aveva scoperto.
– L’hai trovata?
– Sì, ma te la sconsiglio.
– In che senso? La conosci?
– Sì, la conosco.
– Uscivi con lei?
– No, non in quel senso.
– E allora in quale?
– È una che porta sfiga.
– Allora è come dico io: la conosci.
– Sì, certo te l’ho detto.
– E che ti è capitato?
– A me nulla.
– E allora come fai a dire che porta sfiga?
– È morto uno.
– Uno chi?
– Nihil.
– Nihil? Nessuno. Che fai sfotti?
– No, macché nessuno. È morto uno. Con un suo amico un mese fa è stata coinvolta nella morte, in circostanze strane, di un certo Nihil. Capisci?
– Sì. Ergo?
– Ergo prima ho inserito il suo nome nel PC e si è bloccato. Porta sfiga, te lo dico io!
– Sì, ma io che ci posso fare? – obiettò Mirafiori.
– Ti mettevo in guardia.
– So badare a me stesso.
– In bocca al lupo. Ciao.
Santoni chiuse il telefono. Passò qualche secondo e squillò di nuovo. Era di nuovo Mirafiori.
– Sì, pronto. Hai dimenticato qualcosa?
– Mi dai i suoi dati?
– A che ti servono?
– Devo convocarla in Questura.
– Ah, già scusa. Ti mando subito un’e-mail con la sua scheda. Buona fortuna.
Santoni non diede nemmeno il tempo al collega di ringraziarlo. Riattaccò subito. Quella donna portava sfortuna ed era pure una ficcanaso. Ma ora era un problema del collega. Per quella sera non voleva più sentir parlare di morti e dei due ex amanti. Chiuse tutto e se ne andò, fumando il suo sigaro, a fare una nuotata in piscina.
Adsum viveva a casa di Nihil da circa un mese e la sua vita era cambiata radicalmente. In quell’appartamento c’era come uno spirito, qualcosa di fatato che rendeva ogni oggetto unico e speciale. Dimenticò i problemi con la moglie e di tanto in tanto andava a prendere i figli, che non sentivano affatto la mancanza del padre. I condomini del palazzo avevano accettato come una cosa normale che l’appartamento fosse abitato da lui. Il portiere lo salutava chiamandolo ‘Signor Nihil’. L’armadio di Nihil era pieno di vestiti nuovi e cominciò a vestire come lui in abito bianco con il papillon. Si fece crescere la barba per avere una posa da filosofo e non da ragioniere e prese a dispensare consigli sul senso ultimo dell’esistenza. La sera si immergeva nella lettura delle carte di Nihil e scoprì che aveva un libro segreto, un diario, in cui parlava di una donna di nome Marina degli Innocenti e raccontava che si era avvicinato alle filosofie orientali. Nelle ultime pagine Nihil scriveva che era andato oltre la filosofia e la scienza e che per lui la vera conoscenza era nella visione dell’ultraterreno. Parlava poi dell’aldilà, di corrispondenze tra i mondi, e di un terzo cielo in cui c’è l’amore per Dio. Sosteneva addirittura che, trent’anni dopo la morte, la sua anima sarebbe ritornata nel corpo. Adsum restò sbalordito. Non sapeva che Nihil pippasse e fu un duro colpo da digerire. Però si sa: c’è da aspettarsi tutto da tutti.
Una sera squillò il telefono. Sollevò la cornetta per rispondere, ma avevano già chiuso. Almanaccò su chi avesse potuto chiamare a quell’ora e non gli venne in mente nessuno se non la donna della foto, che gli era sembrato di vedere un po’ di tempo prima al ristorante. Nihil faceva tanto il filosofo però di donne se ne intendeva!
… Continua… Vi aspettiamo alla prossima puntata!