«I giudici della Consulta dovrebbero seguire la Costituzione e non la scienza». Continua a far discutere la decisione della Corte Costituzionale, che si è pronunciata sulla legittimità dell’obbligo vaccinale e delle conseguenze derivanti dal suo inadempimento. Ad alimentare il dibattito è Augusto Sinagra, professore di Diritto dell’Unione europea a La Sapienza, ex magistrato e avvocato promotore di uno dei ricorsi contro l’obbligo vaccinale bocciato dalla Consulta.
«Se l’incostituzionalità può essere tollerata nel nome dell’emergenza, ai governi basterà dichiarare uno stato di eccezionalità per imporre leggi speciali», dichiara Sinagra. La nota stampa della Corte costituzionale parla di obbligo vaccinale lecito perché introdotto «in periodo pandemico». «Forse Sciarra e i suoi colleghi non si sono resi conto che, giustificando la pretesa compatibilità della normativa sull’obbligo vaccinale con la Costituzione, si sono posti su un piano inclinato: se si giustifica l’incostituzionalità di una legge nel nome di un’emergenza, per qualunque governo diventerà facilissimo dichiarare una qualsiasi emergenza per introdurre una legislazione speciale, radicalmente incostituzionale».
Sulla legittimità dell’obbligo vaccinale non c’erano molti dubbi. Per l’art. 32 della Costituzione la salute è un bene non solo individuale, ma collettivo. Quindi, la legge può imporre un trattamento sanitario, inclusa una vaccinazione. Sorgono dubbi, invece, sulla legittimità della sospensione di stipendio e assegni per i lavoratori non vaccinati. La Corte sembra aver reputato che, in condizioni di eccezionalità, il diritto alla salute possa prevalere su altri diritti, fino ad annullarli.
L’udienza in cui sono state riunite otto cause provenienti da altrettanti giudici, che hanno ritenuto «non manifestamente infondate» le eccezioni di incostituzionalità avanzate dai legali di cittadini ritenutisi danneggiati e privati dei loro diritti, ha vissuto anche momenti di tensione. Come quando l’avvocato Augusto Sinagra, promotore di uno dei ricorsi, ha messo in dubbio l’imparzialità «anche apparente» della Corte. Sinagra, senza mai nominarlo, ha portato all’attenzione il conflitto d’interessi del giudice Marco D’Alberti, consigliere giuridico di Mario Draghi fino allo scorso 14 settembre e nominato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il giorno successivo. E la presidente Silvana Sciarra gli ha tolto la parola.
«Forse la presidente ha poca esperienza nella condizione di una udienza, essendo stata nominata da poco», commenta Sinagra intervistato da Alessandro Rico per La Verità. «Non ha tenuto conto della giurisprudenza della Corte di Strasburgo, secondo la quale il giudice non solo deve essere imparziale, ma deve apparire imparziale. Nelle chiuse stanze della Corte Sciarra e i suoi colleghi hanno concluso che nel collegio non ci fossero profili di incompatibilità. Ma non era vero. Gli articoli 117 e 111 della Costituzione richiedono che il giudice sia, e appaia, imparziale, per una forma di rispetto verso il popolo italiano».
Un attacco durissimo, arrivato dritto al punto. Questo perché il giudice D’Alberti si trova a valutare provvedimenti presi dal governo che assisteva. «Il professor D’Alberti fino a poco tempo prima aveva svolto attività di assistenza giuridica personale e diretta per l’allora presidente del Consiglio, Mario Draghi. Speravo in una maggiore sensibilità di D’Alberti che non avrebbe dovuto partecipare al Collegio».
La Corte, in effetti, è in gran parte politicizzata: un terzo dei suoi membri li nomina il Parlamento in seduta congiunta. «Io sono contrario ai giudici elettivi, ma se aiuta a fare chiarezza, stabiliamo che la Corte costituzionale non è più un organo giurisdizionale in senso proprio, bensì un organo politico come mostra la decisione del 30 novembre 2022. La nostra Corte si porta dietro un fardello pesante: il suo primo presidente, Gaetano Azzariti, era stato, durante il fascismo, presidente della commissione sulla razza. Lo dico per segnalare una attitudine della magistratura di ogni ordine e grado: di compiacere il potere governativo».
Oppure come ha dichiarato la presidente della Consulta in una intervista al Corriere «la scienza». «Come fa la Sciarra a rendere compatibile questa curiosa, estemporanea e allarmante decisione sull’obbligo vaccinale con il fatto che siano ormai accertati numerosi eventi avversi in grado di condurre persino alla morte in centinaia di casi? Evidentemente i giudici sono rimasti a paracetamolo e vigile attesa».