Via il Green pass da ospedali e Rsa. L’Italia fa finalmente quel passo in avanti che si attendeva da tempo. Archiviata l’era Speranza, il governo Meloni dice addio alla certificazione verde che ha permesso di sospendere la democrazia nel nostro Paese per un tempo lunghissimo, facendo perdere diritti, lavoro e dignità a migliaia di persone. «L’aula di Palazzo Madama ha approvato emendamenti con i quali si interviene sulle misure di contrasto alla diffusione del virus Sars-Cov-2, aggiungendo due articoli al decreto-legge in conversione. Si tratta di provvedimenti che mantengono gli impegni assunti in campagna elettorale e che finalmente ci fanno uscire del tutto dal regime di restrizioni e che ripristinano dunque nuova libertà ai cittadini. Ringrazio il governo per il parere favorevole espresso a questi emendamenti che confermano il cambio di passo deciso dall’inizio da questo governo e dal ministro Schillaci», ha dichiarato il senatore di Fratelli d’Italia, Franco Zaffini, presidente della commissione Sanità di Palazzo Madama.
Concretamente si tratterebbe di qualche settimana di anticipo rispetto alla scadenza naturale dell’obbligo prevista per il 31 dicembre 2022. «L’articolo 7 bis – osserva Zaffini – incide sulle residue disposizioni che prescrivono l’impiego della certificazione verde Covid-19 (il Green pass) per l’accesso dei visitatori a strutture residenziali, socio-assistenziali, sociosanitarie e hospice nonché ai reparti di degenza delle strutture ospedaliere». Quello strumento che per l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi era «garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose» si è rilevato fallimentare: Pfizer ha ammesso la sua inutilità nel limitare i contagi anche se nel frattempo ha fatto a pezzi grandi fette di libertà.
«L’emendamento abroga, a decorrere dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto, le disposizioni di cui ai commi 1-bis e seguenti che consentono l’accesso alle predette strutture ai soli soggetti muniti di una certificazione verde COVID-19, rilasciata a seguito della somministrazione della dose di richiamo successiva al ciclo vaccinale primario, ovvero a seguito del completamento del ciclo vaccinale primario o dell’avvenuta guarigione unitamente ad una certificazione che attesti l’esito negativo del test antigenico rapido o molecolare, eseguito nelle quarantotto ore precedenti l’accesso», spiega Zaffini.
«Un altro emendamento – sottolinea Zaffini – abroga le disposizioni che consentono agli accompagnatori di permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti d’emergenza nelle sale d’attesa dei reparti di pronto soccorso solo se muniti di green pass. Viene cioè meno l’obbligo di sottoporsi al test antigenico rapido o molecolare per l’accesso alle prestazioni di pronto soccorso. Con l’abrogazione della predetta norma viene meno anche l’obbligo del green pass anche per l’accesso ai reparti di degenza. L’emendamento, inoltre, abroga la disposizione che prevede il green pass per le uscite temporanee delle persone ospitate presso strutture di ospitalità e lungodegenza, residenze sanitarie assistite, hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e no, strutture residenziali socioassistenziali».
Da quando è stato introdotto, il 6 agosto 2021, ha impedito a chiunque non si fosse inoculato una dose di vaccino di avere un minimo di vita sociale. Ogni cittadino sopra i 12 anni è stato costretto a mostrare il passaporto vaccinale per sedersi al ristorante, andare a teatro, allo stadio, nei musei e alle mostre. Ma anche per farsi un tuffo in piscina, andare in palestra, giocare a calcio, partecipare a sagre, fiere e congressi. Niente parchi tematici, parchi divertimento, centri sociali o ricreativi, sale giochi, sale scommesse, sale bingo, casinò e concorsi pubblici. E poi è diventato obbligatorio anche per andare a lavoro: si pensava che il Green pass fosse l’unica alternativa possibile al lockdown.
Il tutto con risultati risibili. Il Green pass è stato utilizzato per costringere surrettiziamente alla vaccinazione: è stato spacciato come strumento salvifico che si è trasformato in breve tempo nel suo opposto. Conferiva infatti la falsa sicurezza di essere tra vaccinati iperimmuni, mentre il virus continuava a circolare e infettare anche gli stessi vaccinati. Il governo Draghi ha allargato e ristretto a piacimento le maglie del Green pass e ha imposto anche altre restrizioni e discriminazioni inutili in nome dell’emergenza epidemiologia come l’obbligo vaccinale ai lavoratori over 50 dietro la minaccia di perdere la retribuzione se non il posto di lavoro e le discutibili regole per la scuola che hanno discriminano gli studenti non vaccinati.
Ma finalmente si cambia rotta con l’abolizione del Green pass anche negli ospedali e nelle Rsa. «Per quanto riguarda l’accesso delle persone sia nei reparti ospedalieri che nelle Rsa, credo sia una decisione di buonsenso quella di levare il Green pass anche perché oggi non viene più chiesto per niente, se non per entrare in queste strutture. Negli stessi ospedali dove possono entrare medici e infermieri senza vaccinazione non vedo perché dobbiamo chiedere la vaccinazione ai visitatori», commenta Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, che parlando all’Adnkronos Salute definisce “una norma di buonsenso”.