Le circolari le avrebbe lette in serata. Si era fatto tardi. Scattò dalla sedia, lasciò il computer acceso, si infilò il soprabito e andò a prendere il 6. Nonostante ci fosse un po’ di traffico (in serata ci sarebbe stata la partita!) giunse in tempo a scuola. Il collegio era in aula magna. A uno a uno arrivarono i colleghi e la sala si riempì. La preside era già lì. Con il tecnico di laboratorio tentava di far funzionare il videoproiettore.
– Provi ora.
– Va bene.
La preside provò a proiettare un PowerPoint per dare avvio alla seduta, ma il proiettore si bloccò. Dalla platea dei docenti, che erano seccati per essere stati convocati per una seduta straordinaria, si levò un coro di dissenso.
– Fate silenzio. Tra poco funzionerà! – gridò la dirigente. Poi si voltò verso la sua vice e le disse di chiamare Antonino, l’altro tecnico che era stato assunto da poco con un contratto fino a giugno. Antonino riuscì a farlo partire. Dalla platea si levò un ‘bravo!’ corale. La preside spazientita corse a prendere il microfono. Era il momento di mettere un po’ di ordine. C’era troppa confusione e non andava bene.
– Basta! Silenzio! Bravi, ora va meglio. Cari colleghi, il mondo della scuola è investito da cambiamenti che non possiamo ignorare. Dobbiamo aggiornarci e progettare iniziative nuove per rispondere ai bisogni sempre più complessi della società in cui viviamo. Sì, dobbiamo progettare! Ci dovrà essere un giorno in cui i nostri studenti solo attraverso la lezione in classe otterranno risultati positivi e non ci sarà così più bisogno che vadano a lezioni private. Voi mi capite? So che parlo a un collegio sensibile e intelligente. Tutto dovrà avvenire in aula. Ma veniamo a noi e alla ragione per cui siamo qui oggi. Come voi sapete dobbiamo assolutamente approvare il PTOF e siamo in ritardo rispetto ai tempi stabiliti dal Ministero. Ho dato l’incarico alla mia collaboratrice, la professoressa Figlini di apportare dei cambiamenti al vecchio POF e ora lei ve li illustrerà. Vi prego di prestare la massima attenzione e se qualcuno ha delle osservazioni da fare… be’ vedremo se possiamo accoglierle!
Laura non era ancora perfettamente guarita e aveva un leggero ronzio all’orecchio. Si volse verso la Maccioni, che era seduta vicino a lei, per domandarle lumi.
– Che sta dicendo? Non sento bene.
– Non lo so. Non si capisce nulla.
– Bene. Hai un libro da prestarmi?
– Sì. Cosa vuoi?
– Quello che hai.
– Tobino, va bene?
– Meglio di nulla.
La Maccioni sorrise e le diede il libro. Poi le disse che c’era un altro punto all’ordine del giorno e che avrebbero fatto notte a scuola. Era la vera ragione per cui la preside aveva convocato il collegio e la bomba sarebbe esplosa all’ultimo minuto, quando erano tutti stanchi morti per comprendere l’importanza della cosa. Il collegio, nel frattempo, si era trasformato in un campo di battaglia. La professoressa Frattini si era alzata dicendo che tutto quello che stava avvenendo era una vergogna e che era inaccettabile: la verità era che gli alunni dovevano essere bocciati e che loro, i docenti, erano sottoposti a una continua mortificazione, in quanto erano costretti a sopportare dei somari che dovevano portare fino in quinta. Poi si calmò. Si era sfogata e tirò un sospiro di sollievo. Concluse dicendo che tutti i colleghi la pensavano come lei, anche se non lo dicevano apertamente. La preside muoveva nervosamente la testa e divenne rossa. Le strappò il microfono dalla mano.
– Che dice! La sua idea di scuola non va proprio. Lei non può pensare questo. Domani venga nel mio ufficio.
– Oh! – gridarono i colleghi.
La situazione stava precipitando. Non c’era tempo da perdere. Il PTOF doveva passare a tutti i costi. Era questione di vita e di morte. Senza non si poteva andare avanti. La preside disse che la discussione era durata anche troppo e li invitò a votare.
– Votiamo. Contrari? Figlini scriva: cinque. Favorevoli: settantuno. Astenuti: tre. Bene. Il PTOF è approvato. Tanto rumore per nulla.
Laura faticava a capire ciò che stava accadendo. Non ci sentiva bene per via di quel maledetto ronzio all’orecchio, che aveva ripreso a darle noia, e aveva anche sonno: la notte prima non aveva dormito per preparare una lezione su Ariosto. Tutti i pomeriggi era a scuola e non le restava più il tempo per studiare e il Ministero non faceva altro che inventarsi altre diavolerie per complicarle la vita. Era una vera e propria persecuzione. Improvvisamente però fu chiamata in causa. Si erano accorti che leggeva durante il collegio? No. Nulla di tutto questo. Che dicevano allora? Chi la chiamava?
… Continua… Vi aspettiamo alla prossima puntata!