Ah sì, la dirigente. – Professoressa Rossi, potrebbe interessarle la Funzione strumentale per i tirocini formativi? – . Oddio, ma di che cosa si stava parlando? A che punto erano arrivati? Si girò per domandare aiuto alla Maccioni, ma non era al suo posto. Sarà andata via? Per dove sarà uscita? Come avrà fatto? Disponibile a cosa? Non aveva tempo per correggere i compiti di italiano, figuriamoci se poteva dare la sua disponibilità per altri impegni. Fu un secondo lungo una vita, poi con un gesto automatico s’alzò in piedi e senza pensarci su due volte, disse – Sì, sono disponibile! – Lo fece senza sapere neanche di cosa si trattasse e ritornò a sedere con le mani conserte sul grembo e riprese a rimuginare su come era potuto accadere che le fosse sfuggito di bocca un ‘sì’ invece di un ‘no’.
– Non ti invidio. È una bella grana. La preside non sapeva a chi rifilarla.
– Davvero!
– Ne verrai a capo. Tu sei molto brava.
La Maccioni alla fine del collegio, che era durato fino alle venti, le aveva dato un passaggio a casa. Solo allora Laura aveva capito di essere caduta in un tranello e di essersi messa con le sue mani in un bel guaio.
La mattina successiva si svegliò presto e alle otto in punto era già a scuola, perché aveva la prima ora. Alle undici, poiché era libera, passò dalla preside.
– Preside, ci ho ripensato.
– Non può. Ha già accettato.
– Non può costringermi. Avevo male a un orecchio e ho risposto sì senza pensarci.
– Invece posso. Ha accettato e ora deve farlo.
– Sì, ma come le individuo le aziende?
– Questo è un problema suo.
– Mio?
– Sì.
– Scusi, ma ora ho da fare. Vada sul sito della Camera di commercio. Le scarichi e le contatti. Buon lavoro.
La preside le chiuse la porta in faccia. Laura era disperata. Alla fine delle lezioni si fermò a scuola e si mise al lavoro. Dopo molte e ripetute imprecazioni riuscì a stampare l’elenco con le aziende del territorio e le parve di aver compiuto una delle fatiche di Ercole. Lo sfogliò: erano più di mille. Se ne andò a casa. Si chiuse nello studio del marito. Non preparò neanche la cena per i figli. Meditò a lungo al modo in cui avrebbe potuto contattarle dinanzi una tazza di tè, ma per la stanchezza si addormentò. Si svegliò che era notte fonda. Non aveva fatto nulla per il resto del pomeriggio. Faceva proprio una vitaccia. E per mille euro al mese.
– Pronto.
– Con chi parlo?
– Sono la professoressa Laura Rossi.
– Piacere di conoscerla.
– Ha sbagliato numero. Non siamo il MIUR.
– Aspetti. Mi lasci parlare.
Non le davano neanche il tempo di intavolare una conversazione e di spiegare di che cosa si trattasse, che riattaccavano. Era pomeriggio inoltrato, era a scuola dalla mattina, e non era andata neanche a casa per portare a termine quel lavoraccio e a ogni telefonata si ripeteva puntualmente sempre la stessa scena. Laura era agitata come un animale in gabbia e cercava un capro espiatorio su cui scaricare la propria rabbia. Sicuramente la preside aveva proposto lei su suggerimento delle colleghe di scienze e di matematica. Prima o poi gliela avrebbe fatta passare la voglia di tirarle dei tiri mancini. Però non poteva dargliela vinta. Non poteva arrendersi alla prima difficoltà e fece un ultimo tentativo. Scorse di nuovo la lista e le capitò sotto il naso un nome strano ‘Finex’. Prese il telefono e compose il numero. Squillava. Le rispose una voce forte e chiara.
– Pronto.
– Pronto.
… Continua… Vi aspettiamo alla prossima puntata!