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Quando Salvini era contrario al Ponte sullo Stretto

Il ministro delle Infrastrutture è passato dal chiedere un referendum a sposare il «modello Genova». Ha proposto di «impiegare gli operai dell’Ilva» e attaccato i «signori del no», tra i quali però c’era anche lui

Giusy Bottari di Giusy Bottari
Marzo 19, 2023
in Politica
Tempo di lettura: 3 mins read
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Quando Salvini era contrario al Ponte sullo Stretto

Si torna a parlare del ponte sullo Stretto di Messina. Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che introduce disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento tra la Sicilia e la Calabria. L’opera è fortemente voluta dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha anche fissato l’inizio dei lavori per il 2024 e assicurato che sarà «l’opera più green del mondo» che garantirà lavoro a «decine di migliaia di persone» e «verrà certificata dai più grandi ingegneri delle migliori università italiane e internazionali». Salvini non è però stato sempre favorevole al ponte sullo Stretto, anzi. Fino a pochi anni fa, il leader della Lega non riteneva che l’opera fosse prioritaria.

Andando indietro nel passato, si trovano varie dichiarazioni in cui Salvini si è mostrato molto dubbioso o esplicitamente contrario alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. A settembre 2015, ospite a Sky Tg24, il leader dell’allora Lega Nord aveva dichiarato di aver avuto «tantissimi dubbi sull’utilità e i costi» dell’opera, suggerendo di organizzare un referendum in Sicilia e Calabria per chiedere ai cittadini, «costi alla mano, se lo vogliono o no». Pochi mesi dopo, a gennaio 2016, una nota dell’ufficio stampa del partito aveva ribadito che «più volte», in precedenza, Salvini aveva espresso «profonde criticità sull’opera».

Proprio nel 2016 il ponte sullo Stretto di Messina era tornato d’attualità nel dibattito politico italiano alla fine del mese di settembre, quando l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi ne aveva rilanciato la possibile costruzione, di cui in Italia si parla da oltre 50 anni. Il 1° ottobre 2016, intervistato a L’aria che tira su La7 sulla questione, Salvini aveva dichiarato che «ci sono parecchi ingegneri che dicono» che il ponte «non sta in piedi». «Non vorrei spendere qualche miliardo di euro per un ponte in mezzo al mare quando sia in Sicilia che in Calabria i treni non ci sono e vanno a binario unico», aveva aggiunto il leader della Lega Nord.

Passa un altro anno e a novembre 2017 in Sicilia è tempo di campagna per le elezioni regionali. Salvini nel suo tour a sostegno del candidato del centrodestra, Nello Musumeci, comincia a sfumare la sua posizione. Il 2 novembre a Taormina dice: «Se il progetto del Ponte sullo Stretto sta in piedi e porta vantaggio a un territorio, sono favorevole. Prima però c’è da sistemare il resto della rete infrastrutturale: ferrovie, porti, aeroporti e strade, che sono in condizioni disumane». Un concetto che il leader della Lega ribadisce anche a Catania: «Se dovessi pensare alle grandi infrastrutture prima penserei a sistemare le infrastrutture regolari come strade e ferrovie». Salvini deve tenere a bada Silvio Berlusconi, che nel frattempo ha annunciato un’altra volta la costruzione del ponte sullo Stretto.

Ma la sua metamorfosi ha assunto varie sfumature nel corso degli anni. È passato dal proporre un referendum a chiedere che prima venga sistemato «il resto della rete infrastrutturale». Ha dichiarato che il ponte si poteva fare ma «con denaro privato», fino a sposare il «modello Genova» che tanto andava di moda dopo la ricostruzione del Morandi. Ha proposto di «impiegare gli operai dell’Ilva» nei lavori per «dare loro un futuro». E poi ha cominciato l’attacco ai «signori del no», tra i quali però c’era anche lui. Se è vero che il ponte sullo Stretto è stato argomento di 50 anni di chiacchierare, Salvini ha contribuito ad alimentarle almeno negli ultimi anni.

Il 2020 è però il l’anno in cui Salvini compie la giravolta decisiva: «Se l’Italia decide di fare il Ponte sullo Stretto, che per me serve, dobbiamo poterlo fare». E poi a ottobre è di nuovo a Catania, ma sembra un altro rispetto alla visita del novembre 2017, afferma: «Il Ponte sullo Stretto? Dopo trent’anni di chiacchiere, penso che grazie alla testardaggine della Lega, siciliani e italiani vedranno partire questo piccolo grande miracolo».

Salvini, poi in campagna elettorale per le politiche del 2022, si intesta la battaglia per il ponte sullo Stretto: «La Lega dice fortemente sì. Più lavoro per migliaia di persone, meno inquinamento nel nostro mare, un’immagine straordinaria della bravura italiana nel mondo». Il risultato delle elezioni gli consegna le chiavi del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, quindi per il leader della Lega adesso il ponte sullo Stretto non è più una “renzata” ma è una “priorità“. «Per i prossimi 5 anni il mio obiettivo è sbloccare, velocizzare, finanziare e disinquinare per “superare i “signori del no”», assicura Salvini. Il suo di “no” se l’è dimenticato. Anzi, ora magnifica l’opera: «Sarà la più green al mondo». Dopo il via libera del Consiglio dei ministri al decreto, Salvini fissa la data di inizio lavori: «Entro l’estate 2024, da cronoprogramma ho l’intenzione di far approvare il progetto esecutivo e di partire coi lavori».

Tags: Decreto PonteLegaMatteo SalviniPonte sullo Stretto
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