L’ultimo rapporto dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, sulla Sorveglianza dei vaccini anti-Covid aggiornato al 22 dicembre 2022, dà una conferma che non stupisce, ma che colpisce proprio per la fonte da cui arriva. In sostanza, dopo la terza e la quarta dose di vaccino, sono aumentate le segnalazioni di effetti avversi gravi.
Gli stessi effetti che a lungo la stessa Aifa ha taciuto, minimizzato o censurato adesso vengono confermati. E dunque, si legge nel rapporto, dopo la quarta dose il picco degli effetti avversi raggiunge addirittura il 43%. Come fa notare il quotidiano La Verità, ancora lo scorso ottobre, quando il Covid era già un ricordo, il ministero della Salute ancora “raccomandava” per popolazione over 60 e per gli ospiti delle Rsa, categoria fragile per antonomasia, la seconda dose di richiamo. Proprio a fine dicembre, il virologo Matteo Bassetti affermava: «Se fossi un ottantenne senza quarta dose mi preoccuperei, così come se fossi un quarantenne che non ha fatto il vaccino». Peccato che la stessa Aifa scriva che la maggior parte delle segnalazioni di effetti avversi riguarda persone di età compresa «tra 30 e 59 anni».
L’agenzia italiana del farmaci dichiara di aver ricevuto 140.595 segnalazioni di effetti avversi dal 2020 al dicembre 2022, e di queste in quasi il 19% dei casi si trattava di effetti gravi. Ancora l’Aifa ha altresì precisato che 971 segnalazioni gravi hanno avuto un “esito fatale”: dunque, un decesso ogni 27 casi gravi, per un’età media di 74,6 anni. Contraddicendosi non poco, il documento dell’Aifa, minimizza tuttavia l’entità dei decessi collegati al vaccino, ma al contempo contesta l’algoritmo dell’Oms in base al quale viene stabilita la famosa “non correlazione”.
«Si fa presente che in termini generali non esiste un intervallo predefinito e sempre valido per considerare plausibile un’associazione temporale tra una vaccinazione e un evento avverso, ma il tempo di insorgenza dipende dal tipo di evento (finestre temporali di rischio entro le quali è plausibile che uno specifico evento possa essere correlabile alla vaccinazione)», si legge nel report dell’Aifa. A fronte di ciò, si minimizzano i relativi decessi: quasi il 60%, è stato definito «non correlabile» con il vaccino. Espunti una marea di casi «per mancanza di informazioni sufficienti», si arriva addirittura a soli 29 casi.
Quei 29 casi che Aifa riconosce sono suddivisi in tre sottogruppi: 14 casi di «fallimento vaccinale» una formula asettica dietro cui si nascondono «complicanze legate alla patologia che ne hanno provocato il decesso», in un tempo variabile dai 20 ai 211 giorni; 12 casi si persone vaccinate «nelle quali si sono manifestati eventi avversi trombotici specifici su base autoimmune e associati a trombocitopenia, tra i 7 e i 25 giorni dalla vaccinazione», aggiungendo, con linguaggio burocratico «con una rapida e infausta evoluzione clinica”»; infine, il terzo gruppo è composto esclusivamente da persone anziane con pluripatologie per i quali si è registrato «uno scompenso del già delicato equilibrio di questi pazienti (…) causando il successivo esito fatale nei messi successivi» alla vaccinazione.