La Francia comunica i risarcimenti per i cittadini colpiti da disturbi cardiologici e neurologici post vaccinazione. In Germania colpiscono le dichiarazioni del ministro della salute tedesco, Karl Lauterbach, secondo il quale le Big Pharma dovrebbero «pagare le cure per gli effetti avversi dei vaccini». Anche l’Austria sta risarcendo i danni collaterali delle campagne di vaccinazione di massa. Fino a pochi mesi fa parlare di “effetti avversi” da vaccino anti-Covid era tabù in tutta Europa. Insomma, roba da complottisti.
Pare che le cose stiano cambiando, ma non in Italia. Da noi solamente 11 richieste di indennizzo hanno sinora ottenuto un parere positivo, su un totale di oltre 20mila. Eppure, tra queste 20mila ne sono state accolte solo 458 e, a loro volta, solamente 11 con esito positivo; 87 richieste sono state rigettate e ben 360 tra queste ancora non sono state definite.
Questa era la situazione al 31 dicembre 2022. «Non è cambiato praticamente nulla», lamenta Nadia Gatti, presidente e fondatrice del Coordinamento nazionale Danneggiati da vaccino. «Di liquidato c’è ancora ben poco», spiega l’avvocato Luca Ventaloro, che da trent’anni si occupa proprio di indennizzi: «Come coordinamento nazionale dei Giuristi per la Sanità, circa quattrocento in tutto il Paese – prosegue l’avvocato Ventaloro – abbiamo tentato di fare una stima pur approssimativa, giungendo a presumere circa ventimila». Vi è, poi, la distinzione tra l’indennizzo e il risarcimento. Quest’ultimo è volto al riconoscimento del ben più elevato danno biologico, morale e patrimoniale subito dalla persona inoculata.
L’assegno indennitario di cui alla legge 210 del 1992, esteso anche alla vaccinazione anti-Covid, costituisce l’equivalente di un assegno di invalidità. Ebbene, tra le domande di risarcimento danni «ancora nessuna sentenza è stata emessa», spiega Luca Ventaloro. Il problema è che per ottenere un eventuale indennizzo occorra dimostrare la presenza di tre requisiti: il nesso di causalità, l’ascrivibilità della patologia alle categorie previste dalla legge e la tempestività della domanda, ovvero essa deve giungere entro i tre anni dalla conoscenza del nesso di causalità.
Ed è proprio la difficoltà a dimostrare il nesso di causalità a creare non pochi problemi. Ecco perché l’avvocato Laura Migliorini parla di una legge “vecchia”, da riformulare alla luce delle patologie nuove create dagli effetti post vaccino, quali “la neuropatia delle piccole fibre”: sono solo due i centri in Italia che possono certificarla. La neuropatia delle piccole fibre – accompagnata ad emicrania persistente, affaticamento costante e immotivato, frequenza e pressione sanguigna irregolari – è l’oggetto dello studio di una neurologa e ricercatrice presso la Harvard Medical School, Anne Louise Oaklander, che ha confermato che si tratti di effetti di lunga durata connessi alla vaccinazione, tanto che si parla di Long Vax.
Il tema in Italia è ancora un tabù. E si discute ancora dell’isolamento dei positivi. Ce n’eravamo quasi dimenticati. E, a dirla tutta, nessuno lo rispetta più da tempo. Ma l’isolamento di 5 giorni per i positivi al Covid esiste ancora: l’ultima circolare che aveva regolamentato l’isolamento dei positivi era stata emanata lo scorso 31 dicembre e obbliga all’isolamento per 5 giorni. Per gli asintomatici l’isolamento termina anche prima dei 5 giorni con un test negativo. Ma la norma non riporta una data di scadenza e non c’è quindi un automatismo per la sua decadenza. Il ministro Schillaci qualche settimana fa aveva annunciato la caduta di una delle norme simbolo dell’era Covid. Ma a quanto pare tutto è ancora fermo.