Il Mes , Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism il nome originale), è un organismo nato nel 2012 con la funzione di prestare assistenza agli Stati in difficoltà finanziaria. A partire dal 2017 in sede europea si è iniziato a discutere di una possibile revisione del trattato istitutivo. La discussione si è conclusa il 27 gennaio 2021 con la firma da parte di tutti e 19 i Paesi dell’area Euro. Manca solo l’Italia.
La sua funzione principale è quella di concedere, sotto alcune condizioni, assistenza finanziaria agli stati membri che, pur avendo un debito pubblico sostenibile, hanno difficoltà nel finanziarsi sul mercato. Per sostenere le richieste, il Mes ha a disposizione una serie di strumenti: per esempio, può erogare prestiti, acquistare sui mercati i titoli di stato del paese in difficoltà o aprire linee di credito in via precauzionale. In particolare, i prestiti saranno elargiti direttamente dai paesi creditori, con i loro bilanci, e garantiti ai paesi economicamente più deboli, senza alcuna interferenza da parte della Commissione o del Parlamento europeo.
Ma perché se ne torna a parlare ora? Perché l’Italia resta l’unico Paese europeo a non avere ratificato il trattato di modifica. «Siamo molto consapevoli della sensibilità del tema in Italia e ovviamente rispettiamo pienamente il processo parlamentare, ma auspichiamo una conclusione positiva del processo quanto prima». Le parole di un alto funzionario europeo animano l’attesa del prossimo Eurogruppo, che si terrà a Santiago di Compostela venerdì 15 settembre. In quell’occasione, le autorità europee si aspettano da Giancarlo Giorgetti «un aggiornamento sullo stato di avanzamento della ratifica». Il funzionario, citato dall’Ansa, evoca esplicitamente il membro del governo Meloni: «Ci aspettiamo che il ministro dell’Economia ci dia un breve aggiornamento su cosa sta succedendo in Italia e cosa aspettarci nei prossimi mesi».
Ma senza il Mes è a rischio anche nuovo Patto di stabilità. Giorgia Meloni ha ribadito senza mezzi termini che, se non si troverà l’accordo sul nuovo Patto di Stabilità, l’Italia chiederà di prorogare la sospensione in vigore dal 2020 causa Covid. Ha insistito perché, nelle nuove regole, vengano scorporati dal deficit gli investimenti per la transizione verde, quella digitale e per le spese militari. Non è una richiesta nuova, ma finora non è mai stata accolta positivamente a Bruxelles.
Si tratta in realtà di un passaggio delicatissimo, forse il più rischioso che aspetta al varco il governo. Negare la firma significherebbe precludersi ogni possibilità di trattare sullo scorporo degli investimenti ma anche su una qualche forma di proroga della sospensione del Patto se non si troverà un’intesa sulla riforma. Una Lega impegnata nello sfidare la premier in vista delle elezioni Europee, però, molto difficilmente accetterà di sottoscrivere una riforma del Mes il cui passaggio, grazie ai voti certi del Pd, sarebbe comunque garantito. Ma se la Lega voterà contro il Mes o sceglierà di astenersi dal voto, la presidente e leader di FdI si troverà nella scomodissima situazione di dover votare con il Pd e senza il secondo partito della destra
Il dibattito sulle modifiche potrà partire solo «quando la ratifica sarà completata», fa sapere il funzionario europeo. «Se la riforma del trattato del Mes non verrà ratificata dall’Italia, il vecchio trattato continuerà a venir applicato. Non sarà in vigore il backstop al Meccanismo unico di risoluzione». E a fine 2023 scadranno gli accordi bilaterali di backstop, il cui obiettivo «era quello di sostenerne la potenza di fuoco in tempi in cui è ancora in fase di costruzione. Ci saranno quindi più risorse disponibili rispetto ad ora», ma se l’Italia non ratificherà l’intesa, «non ci sarà il backstop, quindi le risorse non saranno così disponibili come sarebbe stato con la riforma del Mes».