Napoletana doc ma fiorentina d’adozione. Particolarmente attenta ai temi ambientali, le sue opere sono ispirate dalla natura e dalla spiritualità. Per i lettori di Pickline abbiamo intervistato Anna Corcione, un’artista napoletana che vive a Firenze, e che si distingue nel panorama nazionale per una formazione classica ma anche per spiccata sensibilità per la poesia visiva.
Sei napoletana di origine?
«Si sono Napoletana. Sono nata a Napoli dove ho studiato e dove è avvenuta la mia formazione artistica».
Ci sono state altre città importanti per te?
«Dopo ho cambiato altre città. In alcune ci sono stata di più, in alcune di meno: Berlino, Parigi, poi Firenze; ma già vedo altri spostamenti».
Perché Firenze?
«Firenze ti ‘coccola’, ti invita a stare in un salottino a bere caffè, a rilassarsi. Qui si ha la sensazione di avere tempo per poter gioire come in un’oasi felice».
Ha inciso Firenze sulla tua arte?
«Sì. Da quando sono a Firenze la mia produzione è aumentata. Se a Napoli sono stata ispirata dagli autori classici, qui è nata la mia passione per la poesia visiva, che è da me molto sentita».
Mi parli della tua Napoli?
«Napoli è la mia città del cuore. Vivo con lei un grande rapporto d’amore con tutte le difficoltà che si vive in un rapporto d’amore. Non è una città facile. I fatti degli ultimi tempi lo sottolineano ma allo stesso tempo ogni volta che sono lì avverto la fantastica sensazione di non aver tempo di fare tutto, perché c’è tantissimo da fare. Gli input sono tanti, gli scambi culturali sono impressionanti. Non ci si annoia mai e di certo non c’è tempo per produrre. Almeno per me è cosi. Nulla è uguale. Ci sono stimoli ovunque: musica, teatro, arte di tutti i generi. È un laboratorio a cielo aperto».
La tua è stata una fuga?
«No, io non sono scappata dalla mia città. Ero solo spinta dal desiderio di scoprire nuove forme di arte vissute da prospettive diverse».
Cosa apprezzi di Napoli?
«I musei sono tanti, diversi, le inaugurazioni sono aperte a tutti, le attività culturali che si fanno sono tantissime: c’è la parte istituzionale ma anche l’underground. Mi piace il mare, la vita notturna, le serate a parlare con gli artisti. Credo che Napoli sia una città con un tasso di percentuale molto alto di artisti».
Cosa hai portato con te della tua città?
«Ho portato Anna: io sono il risultato di un’artista, di una donna, di una persona che è nata ed è vissuta a Napoli. Dopo l’ho mischiata con le mie esperienze in Europa, in America, e spero presto anche con l’Oriente, dal quale sono molto attratta».
Ti ispira l’Oriente?
«Sì, credo si veda nella mia ultima produzione artistica. In tanti mi dicono che nei miei ultimi lavori si sente l’influenza di Shinrin-Yoku: Il bagno nella foresta».
Come hai scoperto la tua vocazione per la pittura?
«Non saprei spiegarlo. Sento di avere una predisposizione per l’arte. Quello che per me era il mio quotidiano l’ho semplicemente fatto diventare il mio lavoro; ma è stato del tutto naturale. A volte chiamarlo lavoro ‘mi fa strano’. Io creo tutto quello che vedo e penso: sono una mente pensante. Affronto temi sociali e ambientali».
Perché affronti temi così diversi fra di loro?
«Cerco di dare il mio contributo. Ho studiato, sperimentato tantissimo, utilizzando diversi linguaggi artistici e cambiando materiali e espressioni. Credo che per un’artista sperimentare e cambiare sia fondamentale».
Mi parli del tuo arrivo a Firenze?
«Firenze è una città bella, ben organizzata. Io questo so apprezzarlo, forse più dei fiorentini che lo danno per scontato. Mi piace l’amore che i fiorentini hanno per la cultura, anche se il contemporaneo non tutti lo capiscono. Infatti fa fatica a impregnarsi ovunque come dovrebbe».
E i turisti?
«Adoro i turisti in città: sono allegri, animano la città, la colorano. Amo lo scambio culturale che creano. Per Firenze passano prima o poi tutti. Da quando ho la mia casa studio al centro ho capito che davvero per Firenze passa tutto il mondo. Compresi i miei amici. Questo è molto bello».
Ti senti più pittrice o più scultrice?
«Pittrice! Anche perché sono una pittrice non una scultrice. Faccio anche installazioni con poesia visiva ma questa la considero una cosa diversa dal fare scultura».
Come definiresti la tua arte?
«La mia arte non la definisco. La lascio definire agli altri. Più che definirla vorrei che parlasse a tutti, facesse emozionare. Vorrei che creasse quella scintilla che fa riflettere. Per me fare arte è una necessità».
Stai preparando una nuova mostra?
«Sì, ne sto preparando diverse, prossimamente sarò a Barcellona in Galleria con un nuovo progetto. È una città che adoro. Poi sto lavorando a un’opera pubblica e a una nuova mostra in un altro museo in Italia; ma più che della mie prossime mostre vorrei parlare della mostra in corso al Museo Archeologico Nazionale di Sibari: 52 tele che dialogano con i reperti della Sibaritide. È un lavoro lungo e complesso che unisce l’arte alla botanica locale, organici e radici recuperate dai siti archeologici che circondano il museo e inseriti nelle tele, una dettagliata e romantica mappatura archeologica e botanica. Un lavoro intenso e un sito specifico realizzato per il Museo che grazie al visionario Direttore Filippo Demma ho potuto produrre e mettere in dialogo con i meravigliosi reperti del Museo».
Fino a quando ci sarà la mostra?
«Fino alla fine di dicembre».
Ti senti più vicina agli artisti classici o ai moderni?
«Indubbiamente ai contemporanei per il mio linguaggio concettuale. Sono molto legata anche ai classici. Grazie a loro è nata la mia arte».
In conclusione cos’è per te Napoli?
«Napoli è anche un museo a cielo aperto. È bellissimo perdersi con il naso all’insù con Sanmartino, Gemito, Bernini, Fanzago, Corradini…».
Com’è crescere a Napoli?
«Crescere invasi dall’arte nelle strade, nelle piazze, nei palazzi, insomma ovunque, non può che non rafforzare la passione per l’arte per chi ha già una predisposizione. Non possiamo dimenticare che fu tra le città più importanti della Magna Grecia. Chi è cresciuto in questa città l’arte ce l’ha un po’ nel patrimonio genetico!».