«La preoccupazione per l’andamento dello spread la vedo soprattutto nei desideri di chi come sempre immagina che un governo democraticamente eletto, che fa il suo lavoro, che ha una maggioranza forte e stabilità, debba andare a casa. Mi diverte il dibattito, temo che questa speranza non si trasformerà in realtà». Così, dal vertice EuMed9 a Malta (un tavolo informale che riunisce i nove Paesi mediterranei membri dell’Unione europea), la premier Giorgia Meloni commenta i timori per la fiammata dello spread dopo la presentazione della Nota di aggiornamento al Def. Per la presidente del Consiglio «i soliti noti vorrebbero il governo tecnico e la sinistra ha già la lista ministri» ma rimarranno tutti delusi perché l’Italia è «solida».
Lo spread è la differenza tra i tassi di interesse dei titoli di stato tedeschi (generalmente bassi perché l’economia tedesca è considerata la più affidabile d’Europa) e quelli sui titoli di stato italiani: è un indicatore di quanto l’economia italiana è percepita come rischiosa dai cosiddetti “mercati finanziari”, cioè l’insieme degli operatori che investono in titoli, che siano azioni di società o titoli di stato.
Da fine agosto lo spread italiano è in continuo aumento: nei giorni scorsi è salito sopra i 200 punti base, una soglia che non toccava dalle elezioni politiche dello scorso anno, e questo aumento sta cominciando a creare alcune preoccupazioni a livello politico ed economico. Più alto è lo spread e più rischiosa è considerata l’economia italiana. L’aumento dello spread di queste ultime settimane è dettato da alcune tendenze internazionali ma anche dalle scelte del governo Meloni. Dunque, dipende in parte dall’economia globale che rallenta, dall’inflazione che è ancora alta e dalle banche centrali che aumentano i tassi di interesse per farla scendere. Ma lo spread italiano sta aumentando più di quello degli altri paesi, e questo dipende dal fatto il governo ha deciso di prendere più soldi a prestito del previsto nei prossimi anni, aggravando così il bilancio dello stato, su cui già pesa uno dei più grandi debiti pubblici al mondo. Questo sta facendo preoccupare i mercati, che si fidano meno dell’economia italiana e chiedono interessi più alti per comprare i titoli di stato italiani. E lo spread sale.
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L’andamento dello spread tende ad allertare subito i media, la politica e l’opinione pubblica per tutto quello che in passato ha rappresentato: la crisi finanziaria dei debiti sovrani del 2011 e l’instabilità politica ed economica di quel periodo. Oggi le cose sono molto diverse rispetto ad allora, quando lo spread era a 500 punti ed era a rischio l’esistenza stessa dell’euro: non c’è una crisi finanziaria in corso e l’economia italiana non è in recessione. Il rialzo dello spread è però un segnale che qualcosa effettivamente non va e che c’è qualcosa che preoccupa gli investitori internazionali. E soprattutto il modo in cui il governo Meloni ha intenzione di impostare la legge di bilancio e in generale con come intende gestire la finanza pubblica.
Dalle dichiarazioni dei politici è emerso chiaramente che la prossima legge di bilancio sarà molto complicata perché non ci sono molti soldi a disposizione. Il governo aveva fatto capire che avrebbe trovato le risorse in qualche modo per finanziare le misure che aveva promesso, tagliando qualche spesa o introducendo qualche tassa (come quella sugli “extraprofitti” delle banche). Invece ha deciso di prendere più soldi del previsto a debito come dichiarato nella Nota di Aggiornamento al Def (Nadef). In particolare ha dichiarato che sia quest’anno che l’anno prossimo farà più deficit, ossia che più spesa del previsto sarà finanziata a debito e non con le entrate dello stato. Nella Nadef è stato programmato un deficit al 4,3% del Pil nel 2024, mentre nelle precedenti previsioni doveva essere al 3,6% e quello per il 2023 è salito al 5,3% dal 4,7.
Secondo la premier Giorgia Meloni ha «una previsione di crescita superiore alla media europea per il prossimo anno superiore alla Francia e alla Germania». Una tesi che ricorre anche nel pamphlet preparato dal partito per festeggiare il primo anno di governo e a cui Meloni sembra credere, ma purtroppo è falsa. Le ultime previsioni della Commissione Ue, pubblicate l’11 settembre, vedono l’Italia ultima tra le maggiori economie dell’area con un prodotto interno lordo che nel 2024 crescerà soltanto dello 0,8%, mentre la Germania salirà dell’1,1%, la Francia dell’1,2% e la media si attesterà a +1,4%.
Antonio Misiani, responsabile Economia del Pd, su Twitter ha commentato che Meloni e i fedelissimi «invece di chiudersi nel bunker in preda alla paranoia da governo tecnico, farebbero meglio a impiegare il proprio tempo per la manovra di bilancio. Se il buon giorno si vede dal mattino (la Nadef), il panorama è decisamente sconfortante: l’economia si è fermata e la destra non ha la più pallida idea di come rilanciarla».