C’è un problema economico e un altro politico. E le due cose portano comunque alla stessa conclusione: nella manovra alla quale sta lavorando il governo Meloni non ci sono i soldi per realizzare, o anche solo avviare, il Ponte sullo Stretto. Forse con un escamotage sarà aperto un capitolo di spesa con un po’ di Fondi per lo sviluppo e la coesione (Fsc), oppure in casa Lega si parla di emissione di Buoni del tesoro per finanziare l’opera.
Dopo lo stop al condono edilizio, il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, si incarica ancora una volta di fare il controcanto al leader della Lega Matteo Salvini. Il deputato di Fratelli d’Italia, parlando della prossima legge di Bilancio, ha detto: «Il Ponte in manovra è una spesa d’investimento e quindi penso possa essere una posta di bilancio che riguarda un programma pluriennale».
Pare che in manovra non ci siano i fondi. Eppure il vicepremier e Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, lo scorso 22 luglio scorso rispondeva così a chi gli poneva “dubbi” sulla promessa che questa volta il Ponte sullo Stretto sarebbe stato realizzato davvero: «La manovra che faremo in autunno sarà quella che stanzierà i soldi per il Ponte». Che i soldi andavano trovati in manovra e non altrove lo ha messo nero su bianco anche la società Stretto di Messina nel bilancio approvato lo scorso 6 giugno dagli azionisti: «È stato quindi rilevato che ad oggi non esistono coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente e che, pertanto, queste dovranno essere individuate in sede di definizione del disegno di legge di bilancio 2024».
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Matteo Salvini non fa che rivendicarlo da mesi: il Ponte sullo Stretto si farà. E sempre pubblicamente ha scommesso sulla data di apertura dei cantieri: estate 2024. L’ultima volta che il segretario ha ripetuto il cronoprogramma è stato il 27 settembre. Salvini, davanti alla platea del 67esimo congresso nazionale degli Ordini degli ingegneri, ha affermato: «L’obiettivo è aprire i cantieri, dopo 52 anni di parole, nell’estate dell’anno del Signore 2024. La chiusura dei cantieri è prevista nel 2032 e a Dio piacendo, perché ovviamente non è tutto fattore umano, il nostro obiettivo è che il primo treno, la prima auto, la prima moto attraversino il collegamento stabile Palermo, Roma, Milano, Berlino, Stoccolma entro il 2032. L’obiettivo che ci siamo dati è questo e io penso che per l’ingegneria e l’industria italiana sarà un’immagine nel mondo con pochi precedenti nella storia repubblicana».
Quasi in contemporanea, il capogruppo di Fratelli d’Italia ha sollevato dei dubbi sulla linea temporale disegnata da Salvini. «Nel 2024 bisogna vedere, io dubito che – il prossimo anno – saremo già agli appalti». Fuori da Montecitorio, il presidente del gruppo della premier alla Camera ha spiegato così il suo scetticismo sulla tabelle di marcia del leghista: «In genere i soldi servono per la progettazione e per gli appalti, ma servono più per gli appalti. Allo stato mi pare che non abbiamo un progetto esecutivo, poi io non mi occupo della progettazione. Prudenzialmente posso pensare che nel 2024 ci possa essere il progetto esecutivo». Altro che prima posa della pietra.