Fino al 2015 solo rientro dall’estero su quattro veniva dal settore privato, la stragrande maggioranza dei lavoratori faceva capo al pubblico, con una piccola minoranza di autonomi e imprenditori. Ma dopo, tra il 2016 e il 2023, grazie alla riforma legislativa che ha garantito un regime fiscale molto favorevole anche ai dipendenti delle aziende, i lavoratori del settore privato rientrati in Italia sono diventati quasi la metà, e autonomi e imprenditori sono passati dal 4 al 13%. L’indagine di chEuropa, Forum della Meritocrazia e Tortuga, ci dice ancora che nel 2021 sono tornati dall’estero 75 mila italiani, il numero più alto di sempre.
Ma la riforma varata dal governo Meloni rischia di fermare la recente ondata di rimpatri. Dopo aver incassato il via libera delle commissioni parlamentari sul decreto legislativo in materia di fiscalità internazionale, il governo ora è al lavoro per recepire l’indicazione a sostegno delle famiglie. Come anticipato da Il Sole 24 Ore le richieste di modifica di senatori e deputati si sono concentrate sul testo dell’articolo 5 del Decreto legislativo, ribattezzato rientro dei cervelli visto che riscrive ex novo il regime agevolato per i lavoratori che dal 1° gennaio 2024 trasferiscono la loro residenza in Italia. Tra queste, come detto, un maggior sostegno alla natalità, a chi acquista casa rientrando e a chi lavora in gruppi o multinazionali.
Tra le novità di maggior rilievo la possibilità di un regime fiscale più vantaggioso per chi rientra in Italia con figli minori o per chi diventa genitore dopo aver riportato la sua residenza in Italia. L’ipotesi allo studio, risorse permettendo, è quello di prevedere una detassazione maggiorata al 60% o al 70% per i genitori di minori che rientrano o, come detto per chi lo diventa durante il periodo di tassazione agevolata. La richiesta di modifica chiedeva anche di «incentivare la natalità attraverso ulteriori misure agevolative per i lavoratori che diventano genitori durante il periodo di fruizione del regime agevolativo», il tutto con un «prolungamento temporale dell’incentivo che sia, per quanto riguarda i figli minori a carico, anche proporzionale al numero degli stessi». Ma su quest’ultimo aspetto di un prolungamento la decisione finale non è stata ancora presa, a pesare sono sempre le risorse da recuperare per coprire l’estensione dell’agevolazione.
L’acquisto della casa in Italia da parte di chi riporta la residenza, per il governo, rappresenta la volontà di restare. Motivo questo che giustifica la possibilità di raddoppiare il periodo di validità del regime agevolato. L’idea allo studio e destinata a trovare posto tra le novità del Dlgs è quella di introdurre un regime agevolato al 50% con una formula del 3+3. In sostanza, come hanno chiesto senatori e deputati, si potrebbe prevedere per i contribuenti che trasferiscono la loro residenza anagrafica nell’anno 2024 e che acquistano un immobile «l’estensione del regime fiscale agevolativo per ulteriori tre periodi di imposta».
Altra novità possibile, anche questa chiesta come osservazione da Camera e Senato, riguarda la possibilità di riconoscere il regime agevolato anche al lavoratore che trasferisce la residenza in Italia la sua attività lavorativa per lo stesso soggetto o per lo stesso gruppo per il quale lavorava prima del rientro. Un caso questo che il decreto proposto al Parlamento non prevede anche per evitare possibili comportamenti antielusivi come quelli di chi ufficialmente rientra in Italia per beneficiare dello sconto fiscale ma poi resta a lavorare all’estero, magari con formule tipo lo smart working.