Mentre l’Unione europea aspetta solo l’Italia sulla ratifica del Mes, l’ormai famoso Fondo salva stati, il governo ancora non sblocca la sua posizione. Il premier Giorgia Meloni, intervenendo alla presentazione di PhotoAnsa 2023, ha attaccato la leader del Partito democratico Elly Schlein che sollecita il via libera italiano. «Quello su Mes è un dibattito molto italiano e anche molto ideologico, testimonia la strumentalità di certe posizioni», ha detto la premier senza però dire cosa l’esecutivo intende fare.
Il calendario della Camera dei deputati prevede che giovedì 14 dicembre sia discussa e votata la ratifica della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità. Il Mes è un’organizzazione intergovernativa che comprende i paesi che hanno l’euro, e che serve a mettere in comune il denaro di tutti e a utilizzarlo in caso di necessità, secondo il principio per cui all’interno di una stessa zona monetaria i problemi economici di un paese possono facilmente ripercuotersi sugli altri. La riforma è già stata approvata ma per entrare in vigore deve essere ratificata, cioè approvata internamente dai vari paesi con un voto parlamentare.
La scadenza che gli stati europei si sono dati per la ratifica è il 31 dicembre, per questo nelle prossime settimane si sentirà parlare ancora del Mes: l’Italia sta sostanzialmente bloccando l’entrata in vigore della riforma, e se la ratifica non dovesse arrivare in tempo il rischio è che venga accantonata insieme a tutte le nuove misure previste, che comprendono anche un importante meccanismo di aiuti in caso di diffuse crisi bancarie. Quando a febbraio era iniziata la crisi delle banche statunitensi, una delle principali preoccupazioni che si diffusero tra i paesi dell’Unione Europea era che se si fosse estesa al sistema bancario europeo non ci sarebbe stato uno strumento collettivo europeo di assicurazione dei conti corrente: negli Stati Uniti questo strumento esiste e ha garantito una gestione tempestiva della crisi, mentre nell’Eurozona non c’è ancora, proprio perché la riforma del Mes è bloccata.
Il governo di Giorgia Meloni è da tempo in difficoltà sul Mes. Innanzitutto per una questione di coerenza con le posizioni sostenute in passato: con l’eccezione di Forza Italia, i partiti che compongono l’attuale maggioranza si sono espressi in modo molto duro sia contro la riforma del Mes. FdI e Lega hanno sempre legato a questo strumento diversi slogan della loro propaganda antieuropea, definendolo un opprimente meccanismo burocratico europeo e sostenendo che limiterebbe la libertà dei singoli paesi di compiere in autonomia le loro scelte in ambito economico. In realtà l’ambito di applicazione del Mes è una materia assai poco politica e molto più tecnica.
Nel frattempo però la questione è diventata più ampia, e oggi tra i motivi per cui l’Italia sta temporeggiando nella ratifica del Mes non ci sono solo questioni di consenso politico: il governo ritiene infatti di poter sfruttare questa posizione in cui la ratifica dipende da una sua decisione a proprio vantaggio, per ottenere concessioni su un altro importante negoziato in corso a livello europeo. Si tratta di un’altra importante riforma, quella del Patto di Stabilità, ossia delle regole europee sulla gestione dei bilanci dello stato.
In linea generale le regole previste dal Patto di Stabilità servono a far sì che ciascun Paese tenga i conti pubblici in ordine e non faccia troppo ricorso al debito, in modo da evitare problemi che possano ricadere sul resto dell’Unione. Queste regole erano state sospese nella primavera del 2020 a causa della pandemia e dovrebbero tornare in vigore a partire dal 2024. Da tempo però si parla della necessità di riformarle al di là delle emergenze, perché molti paesi le considerano eccessivamente rigide.
«Il tema per noi è degli investimenti. Dopo di che la trattativa è aperta, noi stiamo portando avanti un approccio pragmatico e credo che non si possa dire di sì a un patto di stabilità che nessuno Stato potrebbe rispettare perché non sarebbe serio da parte nostra. Io vedo spiragli per una soluzione seria che tenga conto del contesto in cui operiamo», ha detto la premier Giorgia Meloni alla presentazione del PhotoAnsa 2023. E ancora: «sul patto di stabilità, l’Italia chiede una cosa banale: che gli investimenti fatti, anche incentivati dall’Ue, su alcune materie strategiche, vengano riconosciuti nella regole della governance. Non mi pare di dire una cosa folle se dico che non si può chiedere di insistere su certe priorità e dall’altro stabilire regole di governance che puniscono».