«Sono molto contenta e orgogliosa, credo che oggi si possa scrivere una pagina di storia per la Sardegna». All’una di notte, dopo oltre 18 ore di spoglio elettorale, con una manciata di voti di vantaggio e un centinaio di sezioni ancora da scrutinare, Alessandra Todde si è presentata davanti alle telecamere nel suo comitato elettorale e ha sostanzialmente rivendicato la vittoria delle elezioni regionali della Sardegna. Todde, sostenuta soprattutto da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, ha staccato di poche migliaia di voti Paolo Truzzu, sindaco uscente di Cagliari e sostenuto dalla coalizione di destra al governo nazionale. Quando sono state scrutinate 1822 sezioni su 1844 Todde è al 45,3% e Truzzu è al 45%. Non è previsto ballottaggio: diventava presidente chi prende più voti.
Todde sarà la prima donna a diventare presidente della Sardegna e la prima esponente del Movimento 5 Stelle alla presidenza di una regione. Deputata ed importante dirigente del M5s, di cui è stata vicepresidente dall’ottobre del 2021 fino a dicembre dell’anno scorso, cioè poco prima che iniziasse la campagna elettorale. È entrata per la prima volta in parlamento, alla Camera, dopo le elezioni politiche del 2022, ma prima aveva già avuto incarichi in due governi: era stata sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico nel secondo governo di Giuseppe Conte, quello sostenuto da M5s e Pd, dal 2019 al 2021, e poi viceministra sempre allo Sviluppo economico nel governo di Mario Draghi, fino a ottobre del 2022.
Cinquantacinque anni, originaria di Nuoro, ha una laurea in ingegneria informatica e per diversi anni ha lavorato come imprenditrice e manager, sia in Italia che all’estero. Il suo ultimo incarico dirigenziale prima della politica era stato quello di amministratrice delegata dell’azienda Olidata, nel settore dell’informatica: si era dimessa nel 2019 per candidarsi con il Movimento 5 Stelle alle elezioni europee, senza però riuscire a essere eletta.
L’annuncio di Todde come candidata unitaria di Pd e M5s alle regionali era arrivato a novembre dell’anno scorso, dopo che per alcuni mesi il centrosinistra aveva discusso la possibilità di tenere le primarie: era quello che chiedeva soprattutto Renato Soru, noto imprenditore e presidente della Sardegna dal 2004 al 2009 con una lunga militanza nel Pd. Alla fine Pd e M5s avevano deciso di sostenere Todde senza primarie e Soru si era candidato come indipendente, sostenuto dai centristi di Azione e Italia Viva, da +Europa e diverse altre liste locali. Soru ha preso l’8,7 %.
La vittoria di Todde in Sardegna è importante anche a livello nazionale perché è la prima del cosiddetto “campo largo”, come viene chiamata l’alleanza tra Pd e M5s, da quando Elly Schlein è la segretaria del Pd. Per Schlein «è una vittoria di una coalizione che ha messo insieme un progetto convincente e credibile attorno a cose su cui ci siamo ritrovati e ci siamo riconosciuti attorno alla sua candidatura». Conte parla di una giornata «indimenticabile»: «I cittadini sardi hanno chiuso la porta a Meloni e soci e l’hanno aperta all’alternativa. L’aria è cambiata» È la prima volta dal 2015 che il centrosinistra riesce a vincere in una regione governata dalla destra (l’ultimo era stato Vincenzo De Luca del PD in Campania).