Il tribunale di Firenze ha disposto un sequestro preventivo di dieci milioni di euro a Marcello Dell’Utri, cofondatore di Forza Italia insieme a Silvio Berlusconi, e all’ex moglie Miranda Ratti. Secondo il tribunale, Dell’Utri avrebbe violato gli obblighi di comunicazione delle variazioni del patrimonio previsti dalla legge: chi è stato condannato in via definitiva per reati di mafia è obbligato a comunicare per dieci anni qualsiasi cambiamento nel patrimonio che superi i 10.329,14 euro all’anno, sia in aumento che in diminuzione.
Non avendolo fatto è scattato il sequestro preventivo. Una parte degli oltre 42 milioni non dichiarati, secondo la Procura, sono i bonifici che l’allora leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, versò a Dell’Utri una volta condannato con decisione passata in giudicato, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione del 9 maggio 2014, e depositata il 1° luglio 2014, per il reato di concorso esterno nel delitto di associazione di tipo mafioso. Non si trattano, è bene specificarlo, dei 30 milioni che il Cav lasciò in eredità all’ex senatore. Tra il 19 maggio 2021 e il 22 maggio 2023 Berlusconi inoltrò 10 bonifici del valore di 90mila euro l’uno all’ex senatore con causale «Donazione di modico valore», e un altro di 20mila euro a titolo di rimborso.
Per questo la procura di Firenze ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo di 10 milioni e 840 mila euro. Mettendo nel mirino anche i conti della moglie, Miranda Ratti, da cui ha divorziato nel 2020. Per i pubblici ministeri Luca Tescaroli e Luca Turco quella separazione però è fittizia e serviva proprio ad evitare i sequestri. La sentenza definitiva che ha condannato Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa risale al maggio del 2014, e da allora avrebbe omesso di comunicare variazioni oltre il limite del suo patrimonio per una cifra complessiva di 42 milioni di euro, gran parte dei quali è legata a somme pagate negli anni da Berlusconi.
Il sequestro preventivo si inserisce in un’indagine più ampia sui mandanti delle stragi mafiose del 1993 e del 1994, condotte dalla procura di Firenze e in cui è indagato anche Dell’Utri, e nel corso della quale sono stati anche osservati i suoi movimenti finanziari degli ultimi dieci anni. Secondo i pm quei soldi negli anni sono stati versati per pagare il silenzio dell’ex senatore. «L’analisi dei flussi finanziari di Berlusconi verso Dell’Utri e i suoi familiari induce a ritenere che le erogazioni costituiscano la contropartita a beneficio di Dell’Utri per le condanne patite e il suo silenzio nei processi penali che lo hanno visto e lo vedono coinvolto, così corroborando l’ipotesi del suo coinvolgimento in strage». Di più: gli investigatori hanno registrato conversazioni «nelle quali veniva fatto riferimento alla necessità di ricattare Berlusconi» .