Il Partito democratico sta considerando la possibilità di candidare Ilaria Salis al Parlamento europeo. L’idea è stata proposta direttamente dalla segretaria Elly Schlein, durante una riunione con i suoi stretti collaboratori prima della discussione ufficiale sulle elezioni europee. L’insegnante antifascista è detenuta da oltre un anno a Budapest in Ungheria con l’accusa di aver aggredito insieme ad altri alcuni neonazisti durante una manifestazione.
L’8 e 9 giugno si voterà per il rinnovo del Parlamento Europeo. Secondo il regolamento parlamentare i suoi membri godono di immunità, e non possono dunque essere arrestati o sottoposti a restrizioni della loro libertà per tutta la durata del loro mandato, tranne nel caso in cui vengano fermati in flagranza di reato, cioè mentre lo stanno commettendo. A disciplinare questo aspetto è, in particolare, il cosiddetto “Protocollo 7”, che entrò in vigore nel 2004 come aggiornamento di analoghi regolamenti già esistenti. Tra le altre cose, il protocollo stabilisce che i parlamentari che si trovano sul territorio di un altro Stato membro non possono «essere detenuti né essere oggetto di procedimenti giudiziari». Sarebbe proprio quest’ultimo il caso di Salis.
Il riconoscimento dell’immunità parlamentare, secondo il Pd, sembra essere l’unica concreta possibilità per garantire a Salis una forma di libertà ed eventualmente un processo dignitoso, che potrebbe affrontare da donna libera. È una convinzione che si è rafforzata dopo l’udienza di giovedì, quando Salis è stata di nuovo portata nell’aula del tribunale di Budapest in catene, cioè nelle stesse condizioni in cui era apparsa già il 29 gennaio scorso. I suoi avvocati hanno chiesto al giudice Jozsef Sos di concedere a Salis gli arresti domiciliari in Ungheria, in un appartamento che i suoi famigliari hanno preso in affitto a Budapest. Ma il giudice ha negato questa richiesta e ha stabilito che Salis debba restare in carcere. La prossima udienza del processo, ancora interlocutoria, sarà il 24 maggio.
Qualora venisse eletta a Ilaria Salis verrebbe riconosciuta l’immunità, e le autorità giudiziarie ungheresi dovrebbero rilasciarla. Contestualmente, il procuratore generale o il capo della procura competente sul caso, dovrebbe inviare al presidente del Parlamento Europeo una richiesta di autorizzazione a procedere per poter riprendere il processo contro Salis. Il regolamento prevede che in questi casi la richiesta venga esaminata dalla commissione giuridica, quella composta dai parlamentari europei che si occupano specificamente di questioni di giustizia. Dopo averla discussa in tempi rapidi, la commissione elabora una relazione proponendo una tra queste soluzioni: confermare l’immunità, negarla, oppure negarla solo in parte, per così dire. In quest’ultimo caso, le autorità giudiziarie dello Stato membro sono autorizzate ad andare avanti col processo, ma il parlamentare indagato o imputato resta libero fino alla sentenza definitiva. La decisione della commissione viene poi inviata all’assemblea del Parlamento, che la discute alla prima seduta utile e la approva o la respinge a maggioranza semplice.