L’Emilia Romagna velocizza le tappe: è iniziata una vera e propria corsa contro il tempo per discutere e votare la richiesta di referendum abrogativo sull’autonomia differenziata. L’obiettivo è quello di decidere prima delle dimissioni del governatore Stefano Bonaccini, neoeletto parlamentare europeo. Per richiedere il referendum servono le deliberazioni di almeno cinque Consigli regionali. Senza l’Emilia Romagna, il fronte dei governatori che si oppongono all’Autonomia non avrebbe il numero minimo: da sole Sardegna, Toscana, Puglia e Campania non potrebbero chiedere il referendum.
Secondo quanto riportato, il quesito sarebbe il seguente: «Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione?’». A questo proposito i vertici del centrosinistra dell’Emilia Romagna hanno scritto «al Presidente dell’Assemblea legislativa di comunicare la presente deliberazione ai consigli regionali di tutte le altre Regioni, con invito all’adozione di un uguale atto affinché si possa dare seguito all’iniziativa referendaria». I tempi sono molto stretti, a causa delle dimissioni del governatore Stefano Bonaccini, attese per l’11 o il 12 luglio: per questo già giovedì dovrebbe riunirsi la Commissione VI, Statuto e regolamento, per discutere e votare il documento, e il successivo martedì 9 il Parlamento regionale dell’Emilia-Romagna, che potrebbe anche decidere di proseguire la seduta a oltranza. Se l’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna dovesse votare a favore della richiesta di referendum prima del suo scioglimento, si aprirebbe la strada per fare lo stesso nei consigli regionali di Toscana, Sardegna, Puglia e Campania in modo da raggiungere i cinque consigli regionali necessari per richiedere un referendum abrogativo.
La galassia delle Regioni contrarie all’autonomia differenziata a firma Roberto Calderoli accelera sul referendum abrogativo.Il Consiglio regionale della Campania ha già convocato una seduta straordinaria per lunedì 8 luglio: la riunione avrà all’ordine del giorno le “iniziative regionali a seguito dell’approvazione definitiva del disegno di legge governativo in materia di autonomia differenziata”. La decisione della seduta straordinaria è stata presa oggi (martedì 2 luglio) dalla Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari. Anche il Consiglio regionale della Toscana si prepara a chiedere il referendum. «Con le altre Regioni ci siamo riuniti – spiega il presidente dell’Assemblea Antonio Mazzeo – Il testo è stato condiviso. A breve dovrei ricevere la proposta di delibera sottoscritta dai capigruppo che vogliono aderire, da lì partirà l’iter. Per i tempi – ha aggiunto – dipende da quando mi presenteranno la proposta. Il capogruppo Pd mi ha cercato stamani dicendomi che la delibera sarà presentata a strettissimo giro». Anche l’ufficio legislativo del Consiglio regionale della Puglia ha predisposto la delibera per chiedere il referendum sull’Autonomia differenziata. Il quesito è pronto ed è stato elaborato sulla falsa riga di quello predisposto già dall’Emilia Romagna, adesso la palla passerà ai consiglieri regionali che dovranno discuterlo e votare.
Intanto nasce il Coordinamento regionale sull’autonomia, che mette insieme le cinque regioni contrarie alla legge targata Calderoli: la presidente della Sardegna Alessandra Todde (del Movimento 5 stelle) farà da “collante” con gli altri quattro governatori del Pd, anche perché è l’unica potenzialmente in grado di fare ricorso alla Consulta in qualità di Regione a Statuto speciale. Se dovesse saltare la richiesta da parte delle cinque Regioni, l’unica alternativa rimarrebbe la raccolta di 500mila firme.
Todde si è messa alla guida per arrivare a un testo inattaccabile di referendum abrogativo: il ricorso sarebbe in capo proprio all’Isola, come Regione a Statuto speciale. «Pronti a sostenere la posizione politica e istituzionale della governatrice Alessandra Todde nella difesa della specialità della Sardegna, che rischia di essere gravemente sacrificata dall’autonomia differenziata targata Calderoli», ha dichiarato il presidente della prima commissione Autonomia del Consiglio regionale, Salvatore Corrias (Pd). Lo stesso è pronto a portare in Aula il dibattito, promuovendo anche un ordine del giorno o una mozione che possa impegnare il Parlamento sardo nella battaglia: «Vogliamo difendere l’assetto giuridico che ci riconosce la specialità, e che la riforma rischia di far svanire a vantaggio delle regioni a statuto ordinario, non si può permettere che passi sopra le nostre teste una legge che rischia di farci soccombere». Sempre sull’isola è nato il comitato sardo contro l’autonomia differenziata: l’iniziativa è proposta da Cgil e Uil regionali insieme a tutti i soggetti interessati, partiti politici, rappresentanze istituzionali a tutti i diversi livelli, associazioni e movimenti sociali.
La nascita di comitati territoriali in tutta Italia, “aperti e plurali”, è stata auspicata nei giorni scorsi dal deputato del Pd Roberto Speranza: «L’autonomia differenziata si può ancora fermare! Dopo le forzature della destra in Parlamento la strada che resta contro questo progetto scellerato che spacca l’Italia è quella della mobilitazione popolare per arrivare al referendum. Forza!», ha scritto sui sociali Speranza. «Stiamo lavorando con le altre forze politiche e sociali per prepararci a raccogliere le firme per il referendum abrogativo e intanto posso già annunciare che porteremo la richiesta di referendum nei consigli delle Regioni in cui governiamo», ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein.