A poche ore dalla scadenza del cessate il fuoco, deciso da Ankara dopo una trattativa con gli Stati Uniti, le forze curdo-siriane hanno annunciato di essersi ritirate dal nordest della Siria. E da Sochi, dopo un vertice durato 7 ore, Vladimir Putin e Recep Tayip Erdogan hanno annunciato una nuova tregua di 150 ore per permettere alle milizie dell’Ypg di completare l’evacuazione di quell’area di 30 chilometri oltre il confine turco che Erdogan vorrebbe trasformare in una “safe zone”.
Il ritiro dalla zona di sicurezza turca è stato riferito con una comunicazione scritta dal comandante delle Forze democratiche siriane a guida curda, Mazlum Abdi Kobani, al vicepresidente Usa Mike Pence, che cinque giorni fa aveva negoziato la tregua ad Ankara con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan: «È arrivata una lettera del generale Mazlum — ha detto la Casa Bianca — in cui comunicava di aver adempiuto a tutte le richieste contenute nell’accordo».
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Nel frattempo Erdogan e Vladimir Putin hanno avuto un faccia a faccia nella residenza di Sochi del presidente russo che ha portato all’annuncio del prolungamento della tregua. «I terroristi non devono trarre vantaggio dall’operazione turca nel nord della Siria», ha precisato il Putin al termine del vertice, ribadendo che il Paese deve essere liberato dalla «presenza illegale straniera». I due leader si sono detti d’accordo sull’inviolabilità della Siria: «Come Turchia continueremo a lavorare duramente per rispondere alle preoccupazioni dei nostri amici russi sulla situazione nel nord della Siria. La nostra operazione Primavera di pace è condotta per eliminare i terroristi dalla regione, non vogliamo il territorio di nessun altro Paese».