Slitta l’approvazione della riforma del Mes, contestata in Italia da parte dell’opposizione e della stessa maggioranza di governo perché considerata penalizzante per il nostro Paese, con un alto debito pubblico, e vantaggiosa per Germania, Francia e vari Stati nordici, con banche in difficoltà per maxi esposizioni su derivati speculativi ad alto rischio. La riforma del Meccanismo europeo di stabilità sarà, dunque, firmata dai capi di Stato e di governo dell’Eurozona entro il marzo 2020 e non a metà dicembre come previsto. E verrà ratificata solo nel secondo semestre 2020.
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Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri parla di «accordo di principio». «È stato definito un accordo che dovrà essere finalizzato in linea con le procedure nazionali», afferma. Poi si dice fiducioso «che su questa base sia possibile raggiungere un consenso nella maggioranza perché complessivamente è una situazione migliore di quella di partenza». I tre obiettivi che l’Italia chiedeva all’Eurogruppo sono stati raggiunti, assicura il ministro. «Abbiamo ottenuto – spiega Gualtieri – una cosa importante, che è la possibilità di una sub-aggregazione dei titoli, un meccanismo che rende in qualche modo le ‘single limb CACs’ più simili alle ‘dual limb CACs’; un meccanismo intermedio, una cosa molto tecnica ma che per l’Italia era importante, e che verrà menzionata nella lettera sulle conclusioni del presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno».
Il Mes è un’organizzazione intergovernativa che ha lo scopo di aiutare i paesi dell’eurozona che dovessero trovarsi in difficoltà, prestando loro del denaro in cambio dell’adozione di riforme economiche. La riforma dell’istituto è in discussione dal giugno del 2018 e prevede di aumentarne i poteri in alcuni ambiti. .Nonostante se ne discuta da più di un anno, nelle ultime settimane i leader di Lega e M5s, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, la hanno duramente attaccata e hanno chiesto una sua modifica o addirittura la sua cancellazione.
Nel corso delle trattative interne alla maggioranza di governo italiana, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, favorevole alla riforma, ha promesso che il trattato non sarà firmato prima di un voto del Parlamento italiano. Anche per questo il governo italiano ha chiesto e ottenuto un rinvio dell’approvazione definitiva del trattato in sede europea. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha rivendicato di aver «raggiunto i tre obiettivi che avevamo evitando l’isolamento del Paese e di dare messaggi sbagliati sull’impegno dell’Italia in Ue». Anche se il capo dell’Eurogruppo, il ministro delle Finanze portoghese Mario Centeno, ha già fatto sapere però che il testo della riforma è oramai chiuso e che non sarà possibile modificarlo nuovamente.