Di Covid per fortuna spesso si guarisce. Ma fino a tre quarti dei pazienti continua a soffrire almeno di un sintomo collegato alla malattia a sei mesi dalla guarigione. A rivelarlo è uno studio pubblicato su The Lancet e basato su un’indagine che ha coinvolto 1.700 ex pazienti dell’ospedale Jin Yin-tan di Wuhan, la città cinese epicentro dell’epidemia globale. Nelle maggior parte dei casi (63%) i sintomi più comuni riscontrati a distanza di mesi sono stati stanchezza e dolori muscolari, poi insonnia (26%) e infine ansia e depressione (23%).
NEW—76% of 1,733 #COVID19 patients diagnosed in #Wuhan had at least one symptom six months after symptom onset; fatigue or muscle weakness and sleep difficulties were the most common symptoms, followed by anxiety or depression. Read the full study: https://t.co/L3HrbimfJQ pic.twitter.com/rvNdD0aBC8
— The Lancet (@TheLancet) January 8, 2021
Lo studio ha anche scoperto che i pazienti che in ospedale erano gravemente malati hanno avuto maggiori probabilità di avere, a distanza di sei mesi, le funzioni polmonari ancora compromesse e anomalie negli scan del torace indicando, secondo i ricercatori, danni permanenti agli organi respiratori. Per molti pazienti anche i problemi polmonari causati da Covid 19 hanno continuato a presentarsi ben oltre il termine della fase acuta di malattia. Il 56% dei pazienti che ha necessitato di ventilazione meccanica durante il ricovero presentava ancora una riduzione della funzione respiratoria al termine dei sei mesi di follow up, così come il 29% di quelli che avevano richiesto la semplice somministrazione di ossigeno e il 23% di quelli che non avevano avuto bisogno di supporto respiratorio.
Un ultimo dato interessante che emerge dallo studio cinese è infine quello sulla permanenza di anticorpi neutralizzanti nell’organismo dei pazienti. Parliamo degli anticorpi capaci di impedire la replicazione di Sars-Cov-2, e la cui presenza in alte quantità è sinonimo di immunità a nuove reinfezioni. Un test sulla risposta immunitaria effettuato su 94 pazienti al picco dell’infezione ha inoltre mostrato come dopo sei mesi oltre metà degli anticorpi sviluppati durante la degenza sono diminuiti. Aumentando così la possibilità che si possa essere reinfettati dal virus.