Omicron avanza, Delta resiste. E adesso un nuovo ceppo cipriota sembra combinarle entrambe, e per questo chiamato “Deltracron”. Da Cipro le autorità sanitarie segnalano 25 casi di una nuova variante Covid-19, una sorta di mix tra alcune mutazioni di Omicron e altre di Delta.
Il professor Leondios Kostrikis, docente di biologia all’università di Cipro e direttore del Laboratorio di biotecnologia e virologia molecolare, sostiene che i casi di “Deltacron” sarebbero più frequenti fra pazienti ricoverati per Covid. Le sequenze sono state inviate (il 7 gennaio) alla base dati internazionale Gisaid dell’Istituto Pasteur a Parigi. Nulla è dato sapere delle caratteristiche che potrebbe avere il composto, se sarà più contagioso, più letale o, semplicemente, se riuscirà a scalzare Omicron, cosa che sembra abbastanza improbabile data la capacità di Omicron di infettare velocemente persone e quindi di imporsi su tutte le altre varianti.
È normale che il virus muti continuamente e sono molte le segnalazioni che vengono inviate ai data base che raccolgono i genomi: sono solo 5 però in quasi tre anni di pandemia le varianti segnalate come «preoccupanti» dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e alcune di queste sono scomparse, soppiantate sostanzialmente da Delta e Omicron. Il monitoraggio comunque continua.
Ma non in Italia. Il nostro Paese non ha mai messo in campo investimenti seri sull’unica strategia in grado di monitorare le varianti: il sequenziamento, cioè l’isolamento del corredo genetico del Sars-CoV-2 a partire dai tamponi positivi. Dalla comparsa dell’epidemia (febbraio 2020) l’Italia ha infatti depositato nella banca dati internazionale Gisaid appena 90.995 sequenze su quasi sette milioni di casi, l’1,22%, il dato peggiore dell’Europa occidentale insieme a quello spagnolo (1,21%), lontano dalla soglia minima del 5% raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità e lontanissimo dai best standard della Danimarca (che sequenzia al 31,59%) e del Regno Unito (11,62%).
E dalla Danimarca arriva la segnalazione di una mutazione “sorella” della variante Omicron identificata come BA.2. Negli ultimi giorni sono stati caricati numerosi genomi BA.2 anche da Sudafrica, Australia e Canada. Attualmente il maggior numero di sequenze relative alla variante in questione vengono all’82% dalla Danimarca, al 7% dalla Svezia, al 3% dall’India. Presenta quasi tutte le mutazioni Spike inizialmente notate per Omicron, ma ne conserva alcune di Delta. In particolare, è di difficile identificazione rispetto a Omicron perché non presenta la delezione del gene S che permette di sospettare direttamente dal tampone l’appartenenza alla variante Omicron. Per identificare BA.2 è necessario quindi sequenziare tutti i campioni e come sappiamo questo implica una capacità di laboratorio che non tutti i Paesi hanno. Per questo sono importanti i dati dalla Danimarca. Anche in questo caso è necessario attendere e continuare a monitorare: molte varianti sono nate e rimaste confinate in alcune zone senza poi diffondersi o destare preoccupazioni.