Ad una reazione corrisponde sempre una reazione uguale o contraria per dirla con le parole di Newton. Oppure possiamo tirare in ballo la legge del contrappasso di “divina” memoria, o più semplicemente possiamo dire che la ruota gira, prima o poi. Ed è quello che è successo in Spagna a Mariano Rajoy. Nell’ottobre del 2017 il senato aveva votato a schiacciante maggioranza l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, che autorizzava il governo Rajoy a prendere il controllo della comunità autonoma della Catalogna per impedirne la secessione. Sette mesi dopo il parlamento approva la mozione di sfiducia presentata dal leader del Psoe, Pedro Sanchez, contro quello stesso governo. Ma i socialisti e il Podemos non avrebbero mai raggiunto i voti necessari senza il sostegno dei partiti indipendentisti catalani e delle altre forze autonomiste. A fare la differenza è stata decisione del Partito nazionalista basco di votare la sfiducia a Rajoy che diventa così il primo presidente del governo nella storia di Spagna a essere sfiduciato dal parlamento.
LEGGI ANCHE: Catalogna: Gli indipendentisti “esiliano” Rajoy
SANCHEZ NUOVO PREMIER. Con 180 voti a favore, 169 contro e una astensione il parlamento spagnolo ha approvato la mozione di sfiducia contro il governo di Mariano Rajoy. Il leader dei socialisti, Pedro Sanchez, diventa il nuovo presidente del governo e nei prossimi giorni presenterà programma e lista dei ministri. Per il meccanismo previsto dall’articolo 114 della Costituzione spagnola, Rajoy e i suoi ministri dovranno presentare le dimissioni al re Felipe VI, che nominerà Pedro Sanchez nuovo capo del governo. La mozione di sfiducia, che inizialmente non sembrava poter avere grandi possibilità di successo, è stata presentata dopo le condanne del cosiddetto “Caso Gürtel”, l’enorme scandalo che ha coinvolto diversi uomini d’affari e molti esponenti del Partito popolare di Rajoy. Le condanne hanno riguardato diversi tipi di reati, tra cui corruzione, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale, e hanno rivelato un’ampia rete di attività criminali legate per lo più a finanziamenti illeciti al Pp.
La democracia en España abre una nueva página. Una etapa para recuperar la dignidad de las instituciones.
Desde la responsabilidad, el diálogo y el consenso, es el momento de trabajar por la igualdad, de construir un país que no deje a nadie en el camino.#GobiernoDeLaDignidad pic.twitter.com/XZ0C3aPgEp— Pedro Sánchez (@sanchezcastejon) 1 giugno 2018
NUOVE ELEZIONI. La prossima settimana Sanchez entrerà alla Moncloa. Il futuro appare, invece, è un po’ più nebuloso. Sanchez ha confermato la sua volontà a convocare elezioni anticipate (la scadenza naturale della legislatura sarebbe nel 2020), ma non ha proposto alcuna data. Un’altra questione incerta riguarda la secessione della Catalogna. Il nuovo governo guidato dal PSOE, una forza politica che alle ultime elezioni ha ottenuto il 22 per cento dei voti, è stato appoggiato in Parlamento dagli indipendentisti catalani: Sanchez ha promesso loro di avviare un nuovo dialogo sullo status della Catalogna, una cosa che Rajoy di fatto si era rifiutato di fare. Più prevedibile, invece, la guerra di successione che potrebbe aprirsi all’interno del Pp per la presidenza e la scelta del candidato nella prossima campagna elettorale.