Il ciuccio nutre emozioni, diventa il sostituto dell’immagine materna e rappresenta un’incredibile sorgente di tranquillità e sicurezza nei primi anni di vita. Ma accanto ai benefici, che il bambino percepisce e apprezza, ci possono essere delle ripercussioni sul corretto sviluppo delle ossa del viso, sulla giusta stimolazione dei muscoli facciali, sull’esatto posizionamento della lingua. L’attività di suzione, se protratta nel tempo, può interferire nello sviluppo dei denti e delle ossa mascellari e può essere causa di malocclusione già in età pediatrica. Nel neonato la lingua occupa uno spazio maggiore nel cavo orale, ma con l’eruzione dei denti, in virtù di stimoli pressori e di contatto, si contrae trasversalmente e si tira in dietro, accomodandosi con la punta sul palato dietro gli incisivi, e con le sue parti laterali all’interno dell’arco dentale superiore. Questo naturale passaggio adattativo può non compiersi se si producono interferenze quali le “abitudini viziate” che possono ostacolarlo. Si tratta di tutti quei comportamenti “alterati” che rientrano nella quotidianità del bambino e che, facendo funzionare in maniera non corretta muscoli e articolazioni, determinano una alterazione della forma e dello sviluppo delle arcate dentarie. La più frequente di queste anomalie comportamentali è quella del succhiamento del pollice, del ciuccio, del labbro o del biberon.
IL SUCCHIAMENTO DEL POLLICE. Per il lattante la suzione non è solo funzionale alla nutrizione, ma in generale al suo benessere psico-organismico. Può essere considerata fisiologica essendo spesso, il succhiamento del pollice, presente già nell’embrione a quattordici settimane di vita intrauterina. È tuttavia necessario che al termine del primo anno di vita tale attività sia ridotta al minimo, fino alla interruzione definitiva entro i due anni, altrimenti può agire come agente deformante delle arcate dentarie e dei mascellari in crescita. Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of the American Dental Association è emerso che una malocclusione nella parte posteriore della bocca, nell’area dei molari, è presente nel 20% dei bambini che continuano a usare il ciuccio o il dito fino a 4 anni di età, nel 13% di quelli che smettono a 2-3 anni, e persino in una piccola percentuale (7%) dei bambini che succhiano fino a 1-2 anni. Nei piccoli che continuano a succhiare dopo i 4 anni è frequente anche la protrusione (spostamento in avanti) degli incisivi superiori. Per non compromettere uno sviluppo ottimale dell’occlusione dentale si raccomanda ai genitori di togliere il ciuccio ai bambini dopo i 2 anni di età e, se non riescono a farli smettere di succhiare prima dei 3 anni, chiedere l’aiuto di un pediatra e di un ortodontista.
LA DEGLUTIZIONE ATIPICA. Altra abitudine potenzialmente dannosa è rappresentata dalla deglutizione atipica, ovvero il mancato passaggio della deglutizione da infantile ad adulta. Generalmente il meccanismo patologico che sta alla base dell’alterazione è la spinta o l’interposizione della lingua tra le arcate dentali. La dinamica della deglutizione cambia nei diversi periodi della vita a partire dall’età neonatale. Nel neonato è considerato normale interporre la lingua tra le arcate durante l’atto della deglutizione. Successivamente in seguito alla comparsa dei primi denti ed all’inizio dello svezzamento, la deglutizione si modifica nella sua forma adulta, caratterizzata da un posizionamento della lingua più in alto, contro il palato. Alcuni bambini mantengono, però, l’abitudine a porre la lingua tra le arcate e ciò può impedire ai denti di erompere e di stabilire normali rapporti di occlusione ed ostacolare la crescita scheletrica verticale dei mascellari.
LA RESPIRAZIONE ORALE. La respirazione che si effettua per via orale, anziché nasale, può anch’essa favorire lo sviluppo di anomalie dento-scheletriche. Questa è spesso conseguenza di un ingrossamento di lunga durata di adenoidi e tonsille che altera la respirazione, la quale, non di rado, permane alterata anche dopo la loro rimozione. Può infatti capitare che il bambino prenda l’abitudine di respirare a bocca aperta, facendo mancare a guance e labbra il tono muscolare derivante dall’esercizio della loro corretta funzione. La lingua cessa, inoltre, di esercitare la sua azione di stimolo sulla crescita espansiva della mascella superiore. Gli effetti della respirazione orale che più direttamente interessano l’ortodontista si sviluppano a livello della postura linguale e dell’osso ioide (che si trovano più in basso e più indietro rispetto alla loro posizione normale) e della postura cefalica e conseguentemente della morfologia cranio-facciale (iperestensione cefalica con “faces Adenidea”).
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MALOCCLUSIONI DENTALI. Le deformazioni del palato e della mandibola, ovvero le malocclusioni, sono causate spesso da fattori ereditari. Possono però intervenire durante l’infanzia condizioni acquisite, quali le cosiddette abitudini viziate, che possono causare un’alterazione della forma e dello sviluppo delle arcate dentarie. Le malocclusioni più frequentemente correlate alla presenza di abitudini viziate sono: morso aperto anteriore, caratterizzata dall’assenza di contatto tra i denti dell’arcata superiore ed inferiore, e la II classe dentoscheletrica, nella quale il mascellare superiore è troppo avanzato rispetto alla mandibola che rimane in posizione arretrata rispetto ad esso. Esiste una stretta correlazione e influenza reciproca tra la forma e la funzione. Una volta provocata la deformazione dento-scheletrica è essa stessa a fornire l’ambiente capace di mantenere atteggiamenti disfunzionali. Si viene così ad instaurare un circolo vizioso in cui forma delle arcate e funzione neuromuscolare s’influenzano reciprocamente. In questi casi si rende necessario sia modificare la forma alterata sia educare il paziente alla correzione delle disfunzioni muscolari. Mantenere il sigillo labiale, non succhiare, ripristinare la corretta deglutizione e eliminare l’iperattività della muscolatura periorale sono le regole fondamentali da seguire per ripristinare limitare danni permanenti. Le abitudini viziate possono essere corrette prevenendo così, a seconda della età in cui vengono “intercettate”, la necessità di un apparecchio ortodontico o limitandone l’uso. Esistono però situazioni in cui le abitudini viziate sono così forti e radicate che, se non si riesce a curarle, impediscono la correzione completa e predispongono alla recidiva per il persistere della causa determinante. È necessaria dunque, al fine di individuare una corretta terapia, una stretta collaborazione tra l’otorinolaringoiatra, specialmente se presente una respirazione orale, il foniatra e la logopedista (nei casi di deglutizione infantile) e l’ortodontista che è in questi casi il primo specialista ad intercettare la problematica ed il punto di riferimento dei genitori nel trattamento multidisciplinare alle abitudini viziate.