Via libera del Consiglio dei Ministri alla manovra. Entro i tempi previsti il decreto fiscale e il disegno di legge sul bilancio sono stati inviati a Bruxelles. Alla fine l’accordo tra M5s e Lega, soprattutto sulla “pace fiscale”, è arrivato. «Condono? Voi chiamatela come volete, noi la chiamiamo definizione agevolata. Le scelte lessicali sono libere» aveva detto Conte. Al di là delle definizioni, i Cinquestelle accettano di includere nella pace fiscale anche una sanatoria per chi non dichiara una quota di «nero», ma ottengono una norma per il carcere ai grandi evasori. Ma se la quadra interna si è trovata, la vera partita si giocherà in Europa. Con i mercati, che valuteranno le misure. Con le agenzie di rating, che dovranno decidere se abbassare il nostro livello di affidabilità nei tassi di interesse. E con la Commissione europea che dovrà valutare entro 15 giorni il Draft Budgetary Plan, partito ieri. E a quel punto, con le carte in tavola, si combatterà la battaglia finale.
PACE FISCALE. L’accordo raggiunto dopo un lungo braccio di ferro sul decreto fiscale collegato alla legge di bilancio stabilisce un’aliquota al 20% per sanare il pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi. Sarà prevista l’opzione di dichiarazione integrativa ma con la possibilità di far emergere fino ad un massimo del 30% in più rispetto alle somme già dichiarate e comunque con un tetto di 100.000 euro per periodo d’imposta. Per ridurre il contenzioso, si potranno inoltre sanare le liti con il fisco pagando senza sanzioni o interessi il 20% del non dichiarato in 5 anni in caso di vittoria del contribuente in secondo grado (o il 50% in caso di vittoria in primo grado). Allo stesso tempo, con la rottamazione ter delle cartelle Equitalia saranno cancellati sanzioni e interessi, dilazionando i pagamenti in 20 rate in 5 anni e arriverà lo stralcio delle minicartelle sotto mille euro accumulate dal 2000 al 2010.
PENSIONI D’ORO. Nella manovra entrerà anche il taglio alle pensioni d’oro che dovrebbe portare nelle casse dello Stato un miliardo in tre anni. La misura prevede decurtazioni degli assegni pensionistici sopra i 4.500 euro netti al mese.
REDDITO DI CITTADINANZA. Servono 9 miliardi a cui aggiungere un ulteriore miliardo destinato al rafforzamento dei centri per l’impiego. L’attivazione vera e propria della misura scatterà nei primi tre mesi del 2019. L’assegno da 780 euro, secondo quanto annunciato finora, verrà caricato sul bancomat, con una sorta di monitoraggio degli acquisti. Il sostegno sarebbe garantito solo a patto di frequentare corsi di formazione e di prestare 8 ore a settimana di lavoro socialmente utile. Il reddito verrebbe meno dopo il rifiuto di tre offerte di lavoro, ma con una specifica “geografica”, con l’obiettivo di non penalizzare cioè chi non accetterà come prima offerta un’occupazione al di fuori della propria città o Regione.
QUOTA 100. Il superamento della legge Fornero è una misura che entrambe le forze di governo rivendicano. L’obiettivo è di garantire la possibilità di andare in pensione a chi tra età e contributi arriva a ‘quota 100’, partendo dalla combinazione 62 anni d’età e 38 di contributi. Il costo è di 7 miliardi di euro e il meccanismo dovrebbe partire a febbraio.
FLAT TAX. Il forfait esiste già ed è al 15% per i professionisti con ricavi fino a 30mila euro e per le altre categorie con ricavi fino a 50mila euro. Ora l’obiettivo è estendere la platea ad autonomi, Snc, Sas e Srl, che optano per il regime di trasparenza con ricavi fino a 65mila euro. Dai 65mila ai 100mila euro si pagherebbe un 5% addizionale. Le start up e le attività avviate dagli under35 godrebbero di un supersconto al 5%. Il costo è di circa 600 milioni il primo anno e di 1,7 miliardi a regime.
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DECRETO TAGLIA LEGGI. La novità è l’arrivo di un secondo decreto, che scorpora dal dl fiscale norme altrimenti non omogenee. Il dl rinominato «taglia scartoffie e leggi inutili» cancella oltre 100 adempimenti per le imprese e ingloba misure per garantire una Rc auto «più equa»; per sancire l’incompatibilità tra ruolo di governatore regionale e commissario alla sanità «per non avere più casi De Luca»; per bloccare i pignoramenti della casa per chi ha crediti verso la P.a. (norma Bramini) e per bloccare «i medici furbetti che aumentano la lista di attesa per l’intramoenia».