Doveva essere il giorno del giudizio per la Brexit di Theresa May, invece è stato tutto rinviato. Con una decisione drammatica, la premier ha annullato il voto alla Camera dei Comuni sull’accordo per l’uscita del Regno Unito dall’Ue previsto per oggi, e ha annunciato che chiederà un aggiustamento a Bruxelles. Dopo aver detto per settimane che l’accordo trovato fra negoziatori europei e britannici era l’unico possibile, ora è costretta a chiedere alcune modifiche, in particolare per quanto riguarda il cosiddetto backstop per il confine dell’Irlanda del Nord con la Repubblica d’Irlanda. Per salvare l’accordo sulla Brexit Theresa May ha già iniziato un tour diplomatico europeo incontrando il primo ministro olandese Mark Rutte. Nel pomeriggio vedrà la cancelliera tedesca Angela Merkel a Berlino e il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker a Bruxelles.
La missione europea di May sembra impossibile e disperata. Juncker ha dichiarato che c’è un «margine per ulteriori chiarimenti e interpretazioni» sulla Brexit, ma che la Commissione europea non rinegozierà quanto già deciso con il governo britannico. «Sono sorpreso perché con il governo britannico avevamo raggiunto un accordo, ma a quanto pare ci sono problemi quando ci si avvicina alla meta. Incontrerò la premier britannica May. Ho già detto e lo dico di nuovo: l’accordo che abbiamo raggiunto è il migliore accordo possibile e il solo accordo possibile. E dunque non c’è margine per un nuovo negoziato», ha avvertito Juncker. Stesso pensiero espresso da Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo. In un’intervista a Il Corriere della Sera, il leader dell’Europarlamento ha detto: «L’accordo sulla Brexit è stato negoziato e raggiunto dopo molti mesi. Se ora la premier May, di cui abbiamo apprezzato il lavoro, ha dei ripensamenti, poiché non crede di avere alcuna chance di passare ai Comuni, l’Unione Europea è pronta ad ascoltare le sue ragioni e le sue eventuali richieste, per capire quali sono le ‘concessioni’ di cui ha parlato. Ma sul fondo l’intesa non può che rimanere quella, nella sostanza non ci sono margini di manovra o supplementi di trattativa possibili».
LEGGI ANCHE: Corte Ue: «Londra può revocare unilateralmente la Brexit»
Quello che la premier sta cercando di strappare all’Europa è un allegato al documento firmato da Regno Unito e dagli altri 27 membri Ue, una “dichiarazione esplicativa”, che sottolinei la temporaneità del cosiddetto backstop, quel regime speciale che consentirebbe all’Irlanda del Nord di rimanere in una sorta di mercato comune europeo fino a quando non verrà trovata una soluzione a lungo termine per evitare il ritorno di un confine duro tra Belfast e la Repubblica d’Irlanda. Una soluzione odiata dai pro-Brexit per due ragioni: rischia di spaccare il Regno Unito ma soprattutto Londra potrebbe rimanere indefinitamente agganciata all’Europa. Quindi, come fatto nella diatriba tra Spagna e Regno Unito su Gibilterra, May chiede all’Ue di sottoscrivere un “documento di garanzia” che assicuri che il backstop sarà una soluzione temporanea. Ed è possibile che queste rassicurazioni arrivino dall’Europa. Lo ha lasciato intendere anche il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, in un tweet parla dei «modi con cui facilitare la ratificazione da parte del Regno Unito».
I have decided to call #EUCO on #Brexit (Art. 50) on Thursday. We will not renegotiate the deal, including the backstop, but we are ready to discuss how to facilitate UK ratification. As time is running out, we will also discuss our preparedness for a no-deal scenario.
— Charles Michel (@eucopresident) December 10, 2018
La speranza di Theresa May dopo gli incontri di oggi in Europa è quella di ottenere un ultimo compromesso sul backstop così da convincere alcuni conservatori moderati a votare a favore dell’accordo. Il suo governo non ha ancora annunciato quando calendarizzerà il nuovo voto alla Camera dei Comuni: al momento l’ipotesi più concreta è che si voti a gennaio. Intanto, l’unica novità viene dalla corte Ue con la sentenza che ha stabilito la possibilità per Londra di recedere unilateralmente dalla Brexit. Di Brexit si tornerà a parlare di nuovo al Consiglio Europeo convocato per il 13 dicembre: per quel giorno, se ne saprà sicuramente di più sulle intenzioni di May, del Parlamento britannico, e dell’Unione Europea.