«Saranno necessari ulteriori incontri non essendoci un accordo finale», ha spiegato la presidenza del Consiglio in una nota all’indomani del vertice di governo notturno sull’alta velocità Torino-Lione. «Sono emerse criticità che impongono una interlocuzione con gli altri soggetti partecipi del progetto, al fine di verificare la perdurante convenienza dell’opera e, se del caso, la possibilità di una diversa ripartizione degli oneri economici», dice una nota di Palazzo Chigi.
Al vertice hanno preso parte il premier Conte, i due vicepresidenti Salvini e Di Maio, il ministro Toninelli, i sottosegretari Rixi e Siri, il capogruppo M5s Patuanelli e il senatore Coltorti. «La prima parte della riunione è stata dedicata ad approfondire l’analisi costi-benefici acquisita dal Mit, analisi che è stata illustrata dai componenti della commissione Ramella e Beria. La riunione è poi proseguita alla presenza della sola componente politica, che ha approfondito tutte le più ampie implicazioni di ordine politico, sociale ed economico del progetto infrastrutturale». Ma dopo cinque ore il vertice si è chiuso con un nulla di fatto.
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Il tempo, adesso, stringe. Entro lunedì il Cda di Telt dovrà dare il via libera ai bandi per la Tav e, oltre a una ipotesi di crisi di governo che aleggia sempre, il rischio di perdere la tranche di finanziamenti europei diventa più tangibile. Le posizioni restano diametralmente opposte: la Lega vuole un “sì” senza più rinvii, anche a costo di chiamare i cittadini piemontesi a pronunciarsi con un referendum; il M5s ha reso quella per il “no” una vera e propria battaglia politica. Fughe in avanti, avvertono dall’una e dall’altra parte, rischiano di far cadere il governo. E quindi il premier Conte prova a prendere tempo chiedendo un confronto con Parigi e Bruxelles sui criteri di finanziamento dell’opera. Visto che le stime sul traffico merci da Torino a Lione sono molto inferiori rispetto a quelle di 25 anni fa, quando l’opera era stata progettata, l’esecutivo chiederà alla Francia e all’Ue di ridiscutere «la ripartizione degli oneri economici, originariamente concepita anche in base a specifici volumi di investimenti da effettuare nelle tratte esclusivamente nazionali».