La casta non molla e in Sicilia si va già verso la prima tempesta della nuova legislatura. La firma, manco a dirlo, sulla probabile bufera politica è del neoeletto presidente dell’Assemblea Regionale Gianfranco Miccichè. Basta una sua frase che afferma che a fine mese, quando scadrà il periodo previsto dalla legge per i tagli ai dirigenti regionali, non saranno rinnovati. I maxi stipendi quindi torneranno come prima. «Non è una mia decisione, la stessa legge vieta che siano riproposti. Si trattava di un provvedimento una tantum. Se il futuro Senato vorrà ripristinarli ci adegueremo». Bastano queste parole, anzi bastano e avanzano, per far capire che il fiduciario siciliano di Silvio Berlusconi si è già posizionato sull’Aventino per arginare l’onda d’urto dei tagli a stipendi e vitalizi che è partita dai Cinque Stelle e ha portato alla ribalta fatti e misfatti di questi anni della politica nazionale e anche di quella siciliana.
INCREMENTARE LA SPESA. Per Miccichè, anzi, ci sono costi che dovranno aumentare perché sono andati via 15 dirigenti e a suo dire l’organico dirigenziale della Regione Sicilia è sotto dimensionato soprattutto sotto il profilo dell’esperienza. Anche in questo caso il Miccichè pensiero è tutto un programma e il presidente dell’Ars ha le idee chiare su quello che accadrà nei prossimi mesi. «È un bene che ci siano tanti giovani, ma sono rimasti senza maestri e questo è un problema. Hanno bisogno di guide. La struttura dell’Assemblea bisogna rafforzarla. Nell’Ufficio di presidenza cercherò gli strumenti migliori. Chi si è vantato di aver fatto i tagli, lo ringrazio perché ha fatto risparmiare l’Assemblea. Ma questa Assemblea deve funzionare. Siamo in una condizione di tale crisi che tutta la Regione deve funzionare in maniera straordinaria». La risposta all’esigenza di dare una sforbiciata e ridimensionare le spese, insomma, per Miccichè equivale all’esatto contrario. Assumere ancora e spendere altre risorse del bilancio per far funzionare la macchina burocratica. Peccato che i conti della Regione piangano e il debito sia di quelli da far tremare. E chissà cosa ne penserà, a questo punto, il Governatore Nello Musumeci, che per adesso ha scelto la strada politica della non belligeranza, ma presto o tardi, a detta di molti ed in primis dei suoi alleati, è destinato ad entrare in tackle scivolato per provare ad arginare le sortite da dominus del leader siciliano di Forza Italia.