Il caso Boschi agita le acque in casa Pd e non soltanto in vista della formazione delle liste per le elezioni. Matteo Renzi, secondo insistenti voci di palazzo, si trova a dover affrontare la vicenda della sottosegretaria e del polverone di Banca Etruria anche in funzione degli accordi politici taciti (ma non troppo) in preparazione con Silvio Berlusconi. Lo scenario di marzo è già ampiamente delineato con una tornata di voto che non decreterà vincitori assoluti ed appare un vestito cucito su misura per un sostanziale pareggio tra gli schieramenti in campo con un leggero vantaggio in favore della coalizione di centrodestra sui Cinque Stelle, a quel punto si andrà al cosiddetto Governo Renzusconi.
LE PRIME MANOVRE PER IL GOVERNO DI LEGISLATURA. Renzi e Berlusconi starebbero già dialogando, anche attraverso i relativi mediatori di partito, per il Governo che verrà e le parti sarebbero addirittura al lavoro per abbozzare i primi nomi e per portarsi così avanti sull’Esecutivo da comporre. E qui il nodo già venuto al pettine, per i bene informati, sarebbe proprio quello di Maria Elena Boschi, che Renzi non soltanto difende per la sua presenza nella lista del Partito Democratico alle elezioni ma che vorrebbe anche nell’eventuale, possibile o probabile Governo di legislatura da tracciare dopo il voto. Berlusconi non sembra affatto gradire questa soluzione e avrebbe già fatto sapere al segretario del Partito Democratico che la bufera di Banca Etruria dovrà imporre un passo indietro sulla Boschi. Fatto sta che Renzi non desiste e ha tutta l’intenzione di puntare politicamente ancora sulla ex ministra per le Riforme.
STRATEGIE DIVERGENTI. La convinzione di Matteo Renzi è che i prossimi mesi faranno acquietare le polemiche di questi giorni sulle varie audizioni in Commissione e in qualche modo riusciranno a sopire il clima di veleni e di sospetti che si respira in questa vigilia di Natale. Non la pensa così il Cavaliere che sulla questione rischierebbe di scontrarsi con le varie posizioni intransigenti del centrodestra sull’argomento, dal veto totale di Matteo Salvini a quello di Renato Brunetta senza dimenticare la stessa Giorgia Meloni, che oltretutto si sussurra ambisca alla presidenza della Camera o in alternativa proprio al Ministero delle Riforme che fu a suo tempo della Boschi.