Il nostro è un paese, lo sappiamo, che nonostante le difficoltà economiche, le incertezze politiche, le disuguaglianze sociali, farebbe carte false per non rinunciare alle proprie tradizioni. Il cenone di San Silvestro è un’icona della cultura occidentale ed italiana da decenni, vissuto da molti come un vero e proprio rito, occupa i pensieri e le ore di milioni di italiani fino al rumore sordo degli spumanti stappati allo scoccare della mezzanotte. Il cenone di San Silvestro è anche un coacervo di curiosità, piccole routine, puntigliosa scaramanzia. Una tradizione ricca pronta a colorarsi di sfumature diverse a seconda che venga celebrato al Nord, al Centro o al Sud o in qualche altro paese europeo. Ma San Silvestro è anche notte di stelle e follia, notte di botti, di spari, di ubriacature e di sprechi, un calderone che rigurgita di passioni, speranze e promesse per l’anno che sta per giungere.
UNA PREPARAZIONE METICOLOSA. I dettagli fanno sempre la differenza. E allora conviene non lasciare nulla al caso, soprattutto quando si tratta di ricevere orde di amici e parenti famelici, di sostenerne gli sguardi affilati e aquilini, pronti a cogliere il minimo dettaglio fuori posto, che si tratti di una posata posizionata male o di una microscopica macchia sulla tovaglia di cui non ti saresti mai potuto accorgere senza una buona lente d’ingrandimento. Occorre iniziare da un buon allestimento della sala dove si terrà la liturgia del cenone, con i suoi riti e le sue omelie, selezionare le posate migliori dall’argenteria, flûte e bicchieri di cristallo, coprire la tavola con colori rossi e sgargianti, magari creare dell’atmosfera con le classiche candele. Forma e sostanza si sostengono vicendevolmente, senza la prima, la seconda ne risulterebbe inevitabilmente svilita. Quanto al menu, ecco il vero, roccioso, scoglio da superare. Come coniugare originalità e tradizione? Come evitare che i convitati ci rinfaccino per il resto del prossimo anno la propria insoddisfazione per la qualità delle portate propinate? Lasciando da parte l’ironia è bene premiare la creatività. Come si diceva, la localizzazione geografica incide molto sulla composizione dei menu del cenone di San Silvestro. Se il cotechino, o lo zampone, accompagnati dalle sempreverdi lenticchie non mancheranno su nessuna tavola italiana, sarà difficile immaginare una famiglia del Sud non iniziare con salumi, latticini o bruschette assortite così come è arduo pensare ad una famiglia del Nord non puntare su nervetti e mostarda. Il pesce sarà ancora il re di tutte le tavole, che si tratti di polipo, gamberoni, aragoste per i più facoltosi, saremo certi di incontrarlo a cena domani sera. È una costante periodica che non è possibile eliminare, come i parenti sgraditi la notte di capodanno. Il cenone di capodanno sarà quindi un tripudio di ricchezza culinaria, impossibile da racchiudere in un solo articolo, un arcobaleno dai mille colori. Alla buona cucina accoppieremo senza dubbio alcuno una ridda di rituali scaramantici per propiziarci una fortuna che sappiamo bene non ci accompagnerà nemmeno per uno soltanto dei 365 giorni dell’anno a venire. Si va dalle classiche stoviglie vecchie lanciate dai balconi (i più estremi si arrischiano anche a lanciare elettrodomestici o mobili con il rischio di sfasciare qualche cranio che abbia avuto l’incauta idea di mettere il becco fuori di casa dopo la mezzanotte) ai colpi di fucile esplosi nel cielo di Napoli. Qualcuno pensa invece di addolcire il proprio spumante con qualche chicco di melagrano, rosso di sera… Qualcun altro crede invece che mangiare 12 acini d’uva, uno per ogni mese dell’anno, possa meglio accattivargli i favori della sorte. Chi tra i lettori conosce invece gli struffoli, piccole palline fritte, condite con il miele e decorate con confettini argentati, simbolo, ancora una volta di abbondanza e denaro.
IL MONITO DELLA FAO. Il cenone di capodanno fa anche rima con la parola “spreco”. Ogni volta che ricorre questa festività, buttiamo tonnellate e tonnellate di cibo nel cestino della spazzatura. In un mondo dove le diseguaglianze continuano a crescere, ogni anno vengono sprecati 1,3 miliardi di derrate alimentari. Un insulto per coloro che ogni anno muoiono a causa della denutrizione, molti tra i quali bambini. L’organizzazione della Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, meglio conosciuta come FAO, ha ritenuto di dover intervenire sull’argomento lanciando un monito a tutte le persone che nel mondo si troveranno a celebrare il nuovo anno affinché applichino alcune semplici regole per evitare gli sprechi. Innanzitutto badare alle quantità di cibo acquistato, acquistare degli alimenti per 10 persone quando si sa già che si sarà in 5 condurrà ad un sicuro spreco di derrate alimentari. Riutilizzare gli avanzi della cena per i pasti del giorno successivo dev’essere un imperativo categorico, si tratta di applicare i principi di un’alimentazione circolare che eviti gli sprechi e riduca anche il volume di rifiuti prodotti. Infine la solidarietà, il valore più importante di queste festività. Non bisogna mai dimenticare la possibilità di donare del cibo magari avanzato dai bagordi del cenone a chi ne ha più bisogno tramite gli addetti ai lavori. La solidarietà fa sempre la differenza. Buon appetito dunque e tanti auguri per il nuovo anno.