Sono gli ultimi minuti quelli che ci sta regalando la Serie A 2017-2018. Scampoli di campionato che stanno decretando gli ultimi verdetti, primo fra tutti lo scudetto. Il tabellino dice ancora Juventus, per la settima volta consecutiva. Oltre ogni record per sconfinare nella leggenda. Se a questo ennesimo successo si aggiunge anche la Coppa Italia vinta ai danni del Milan, il quadro di un dominio totale in Italia si è andato componendo nelle ultime ore.
LA SETTIMA MERAVIGLIA. Sembrava finita quella fame inesausta di conquistare nuovi record e nuovi trofei, inaridita dalle delusioni europee, scossa dagli appetiti degli inseguitori, assediata dal rumore dei nemici. Eppure in casa Juventus non devono essersi dimenticati dello storico motto «vincere è l’unica cosa che conta» né dell’altrettanto noto hashtag #finoallafine. E così dopo il profondo rosso spalancatosi dopo la sconfitta casalinga coi rivali del Napoli, ecco la svolta definitiva arrivare a Milano nel turno successivo, contro gli antagonisti storici dell’Inter, in un San Siro stracolmo, di rimonta, in zona Cesarini, come da recente copione, mentre lo stesso Napoli naufragava nella grandinata di goal a Firenze. La 35esima giornata è forse quella che ha fatto la differenza, quel cambio sciagurato Icardi/Santon che ha cambiato la storia di Inter-Juventus e forse della corsa scudetto. E dire che questo campionato, a differenza degli ultimi, ha riservato emozioni vere in tutte le zone della classifica. Questo Napoli dove ora volano gli stracci tra Sarri e De Laurentis è stato avversario vero nonostante il diverso spessore di organico. Ha provato a compensare col gioco e con la compattezza di squadra il proprio ritardo con la Juve, e c’era quasi riuscito. È mancato lo slancio finale, la determinazione di crederci fino in fondo, fino alla fine come i bianconeri, appunto. I continui successi della Juve sono il frutto delle scelte lungimiranti più volte ricordate negli ultimi anni. L’intuizione di puntare su uno stadio di proprietà per assicurare la sostenibilità di bilancio. I mercati oculati e quasi mai in perdita. Il consolidamento di una mentalità vincente che le rivali hanno perduto. Quella bianconera è ormai una dittatura sportiva, per minarne le fondamenta serviranno molti più investimenti da parte delle rivali nella prossima stagione, ne saranno capaci?
LA PARTITA DELL’OLIMPICO. Che lo scudetto bianconero fosse una formalità si capisce dalla formazione schierata da Allegri contro l’undici di Di Francesco e dall’approccio attendista di chi è interessato a portare a casa quel punto che significa allori e vacanze anticipate. Ed in effetti la Juve non rischia tantissimo nei primi 45’, si chiude e rinuncia a fare la partita. La Roma, al contrario, prende in mano il pallino del gioco ma non produce strappi significativi a parte qualche tiro o qualche situazione insidiosa. Nel frattempo anche il Napoli chiudeva la prima frazione di gioco con un risultato a occhiali, stentando in casa della Samp. Nella ripresa la traccia non cambia. Una melodia piatta e “mononota” come direbbe Elio delle Storie Tese, tanto che l’unica nota di colore rimane il rosso evitabilissimo sventolato al nervoso romanista Naingolan. La Roma spinge ma a parte i soliti tiri da fuori, l’estremo difensore bianconero rimane inoperoso. La Juventus gestisce e attende il triplice fischio, che arriva senza acuti, per cominciare la festa. Nel frattempo il Napoli chiudeva con una vittoria per 2-0 sulla Samp la 37esima giornata, satura di rimpianti.