«Smentisco questa notizia: il bonus baby-sitting con la legge di Bilancio è aumentato da 500 a 1.500 euro». Le agenzie battono questa dichiarazione del vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, a “Mattino Cinque”. Una risposta alle polemiche sullo stop alla facoltà delle neomamme di «scambiare» il congedo parentale (sei mesi facoltativi pagati al 30% dello stipendio) con un bonus fino a 600 euro mensili per sei mesi, 3.600 euro in tutto, da usare per baby sitter e nido.
Il caso è riesploso in seguito ad un messaggio dell’Inps in cui spiega alle mamme che hanno ottenuto il bonus baby sitter che devono consumarlo entro la fine del 2019 (o entro il 31 luglio nel caso di quello destinato agli asilo nido) altrimenti perderanno tutti i benefici. La comunicazione dell’Inps è arrivata in seguito a una decisione della Lega e del Movimento 5 Stelle, che nella legge di bilancio approvata lo scorso dicembre non hanno previsto la proroga del bonus per il 2019. Dal primo gennaio quindi il bonus non può più essere richiesto e dalla fine dell’anno non sarà più erogato nemmeno a chi ne aveva ancora diritto.
Il bonus era stato introdotto per la prima volta dal governo Letta in via sperimentale per il triennio 2013-2015, e poi confermato dal governo Renzi per il biennio 2017-2018. Si tratta di un voucher «per l’acquisto di servizi di baby sitting oppure un contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati». Si poteva chiedere, dopo la maternità obbligatoria, in alternativa al congedo parentale. Valore: 600 euro mensili (da ricalcolare in caso di part-time), per un massimo di sei mesi. Scopo: facilitare il rientro al lavoro, visto che purtroppo la maternità è un momento tragico per la carriera delle donne; o sostenere le mamme di fatto ‘obbligate’ a riprendere presto il lavoro, per ragioni economiche.
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Ma stando al messaggio diffuso dall’Inps la misura è giunta al capolinea: «La legge 30 dicembre 2018, n. 145, (legge di bilancio 2019), non ha previsto il rinnovo del beneficio ‘contributo per i servizi di baby-sitting e per i servizi all’infanzia’ – si legge – Pertanto, a far data dal 1° gennaio 2019, le madri lavoratrici non possono più presentare domanda per l’accesso al beneficio in oggetto». Le opposizioni, il Pd in particolare, hanno criticato duramente il governo per questa decisione. Ma Di Maio sostiene addirittura che il bonus sia stato aumentato da 500 a 1.500 euro, citando anche un nuovo provvedimento per dimezzare le spese per pannolini e quelle per baby sitter.
Forse come ha notato la deputata del Pd, Giuditta Pini, l’Inps e Di Maio fanno riferimento a due misure diverse. «Quella di cui parla Di Maio, confondendo le acque, è una misura una tantum, non un bonus mensile – scrive su Facebook – Sono due provvedimenti diversi. Questo è il Governo gialloverde: mentono, non importa se in malafede o per inesperienza, e giocano con la vita di tante famiglie in difficoltà per accaparrarsi qualche voto in più». Nella Manovra per il 2019, che ha ritoccato altri istituti previsti per il sostegno alla maternità, è stato inserito un supporto al pagamento della rata dell’asilo (il cosiddetto “bonus nido”) finanziato per 40 milioni per il 2020 (stesso livello del passato per quest’anno).