La riforma sulla prescrizione voluta dal ministro della Giustizia Bonafede piace a Bruxelles. Anzi, la commissione Europea sembra addirittura benedire la legge al centro del dibattito politico da diversi mesi. «Una riforma benvenuta – si legge nel rapporto della Commissione Ue sull’Italia –, che blocca la prescrizione dopo la sentenza di primo grado». L’entusiasmo della Ue si spiega con il fatto che il provvedimento è ritenuto «in linea con una raccomandazione specifica per il Paese formulata da tempo». Ora, però, la stessa Commissione invoca «misure per aumentare l’efficienza soprattutto al livello di appello, dove ancora circa il 25 per cento dei procedimenti è stato dichiarato prescritto nel 2018».
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Per il M5s si tratta di un indubbio successo. Che non mancherà di far pesare al tavolo delle trattative all’interno della maggioranza. Per Renzi, invece, che ha osteggiato la riforma fino alla minaccia di sfiduciare il Guardasigilli Bonafede, il pronunciamento della Ue è una vera doccia gelata. Vedremo. Va tuttavia evidenziato che il valore della “benedizione” della Ue non è assoluto e non elimina le fortissime contrarietà sollevate. Non solo e non tanto dalle forze politiche quanto dall’avvocatura italiana e persino da alcuni settori della magistratura. La Commissione Ue ragiona su parametri e non v’è dubbio che quelli della giustizia italiana non sono ancora conformi rispetto a quelli della media europea.
E ricorda che «da tempo il governo discute una tanto necessaria riforma della procedura penale, che includa una revisione del sistema di notifica, un ricorso più ampio alle procedure semplificate, la limitazione della possibilità di impugnare una sentenza attraverso l’imposizione di un nuovo mandato specifico per gli avvocati, l’introduzione della composizione monocratica (giudice unico) in secondo grado per la citazione diretta, un più ampio ricorso agli strumenti elettronici per la presentazione dei documenti e norme semplificate in materia di elementi probatori». In pratica sono le misure già previste nella riforma del processo penale approvata dal Consiglio dei ministri. «Una rapida adozione di queste misure, assieme ad altri provvedimenti volti ad affrontare l’elevato numero di cause dinanzi ai tribunali d’appello, potrebbe migliorare l’efficienza della giustizia penale e l’efficacia della lotta alla corruzione», spiega la commissione Ue.
Sulla lotta alla corruzione, il rapporto fa notare come «il quadro italiano stia migliorando ma deve essere completato. L’Italia ha recentemente migliorato il suo sistema anticorruzione, tra altre cose, adottando un nuovo programma per proteggere gli informatori (la normativa sul whistleblowing), conferendo all’autorità nazionale anticorruzione (Anac) un ruolo più forte, e approvando una legge anticorruzione nel gennaio 2019», sottolinea il rapporto. Che poi promuove la legge Spazzacorrotti: «Vista la crescente contiguità tra corruzione e criminalità organizzata segnalata dalle procure, l’applicabilità delle misure investigative per la lotta contro la criminalità organizzata è stata estesa ai casi di corruzione mentre il traffico di influenze illecite è stato configurato come reato in linea con le norme internazionali».