Mamme, mogli, lavoratrici. E anche insegnanti. Una condizione che ha accomunato molte donne di diversi Paesi europei, Italia compresa, durante il lockdown. Oltre a continuare a lavorare in smartworking e mandare avanti la casa, in molte si sono trovate a seguire l’ennesima videolezione, a far fare i compiti e a stampare e ristampare materiale scolastico. Ma le mamme tedesche non ci stanno e hanno portato avanti una sorta di class-action nei confronti del governo federale in quanto hanno dovuto svolgere il lavoro di insegnanti per i propri figli, nonostante le tasse pagate per il servizio scolastico sospeso a causa dell’emergenza sanitaria.
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Dal gesto simbolico del gruppo, guidato da Karin Hartmann, architetto del laender della Sassonia, è nata una vera e propria campagna nazionale di sensibilizzazione diffusa sui social con l’hashtag #CoronaElternRechnenAb (che si può tradurre come “I conti dei genitori per il coronvirus”). L’obiettivo è quello di far emerge il valore economico del lavoro domestico delle mamme.
Soprattutto ai tempi del coronavirus,quando Karine e le altre hanno dovuto supplire all’istruzione dei propri figli.
In altre parole, queste mamme chiedono un rimborso per il lavoro supplementare e non retribuito svolto durante il lockdown come insegnante, colf, infermiera, cuoca, psicologa, governante. Mansioni che hanno sottratto tempo al proprio lavoro. Il valore stimato per queste attività svolte dalla singola madre dall’inizio dell’isolamento ammonta a circa 8 mila euro. Al momento questi rimborsi non sono stati erogati, ma di certo hanno sollevato un dibattito politico, oltre a non poche polemiche, soprattutto da parte di associazioni, politici e intellettuali conservatori.