Dovevano aiutare i percettori del reddito di cittadinanza a trovare un posto di lavoro, ora rischiano di diventare loro stessi disoccupati. Una beffa per i 2.700 mila navigator assunti per due anni con contratti di collaborazione in scadenza a fine aprile che, a meno di sorprese, non verranno rinnovati. Nel disegno di legge di Bilancio, che fissa spese ed entrate dello Stato nel prossimo anno, non ci sono fondi per loro.
L’articolo 55, scrive il Corriere della Sera, prevede uno stanziamento di 10 milioni di euro per Anpal servizi, l’Agenzia per le politiche attive che li gestisce. Ma quei soldi servono per altre attività. E anche se fossero utilizzati per loro, basterebbero per prolungare il contratto fino a fine 2021 solo per 500 di loro, uno su sei. Dal ministero del Lavoro dicono che una soluzione si troverà, magari con i soldi del Recovery fund. Ma resta il fatto che nella manovra, appena depositata dal governo, i soldi non ci sono. Il Movimento 5 Stelle sta preparando un emendamento che prevede la proroga di un anno.
Intanto i navigator hanno creato una sorta di sindacato, l’Associazione nazionale navigator (Anna), il cui cofondatore Antonio Lenzi tiene a far sapere che non vogliono essere considerati un capro espiatorio: «Siamo un patrimonio pubblico su cui si è investito, che si è formato: sarebbe illogico perderlo». Certo, il Covid non ha aiutato: lo smart working ha complicato ancora di più un compito che in realtà appariva confuso fin dall’inizio e che infatti ha provocato non poche tensioni con le regioni.
Due settimane l’Anpal ha pubblicato gli ultimi dati aggiornati spiegano che sono in tutto 352mila in beneficiari del reddito di cittadinanza che hanno avuto un contratto – ma scesi a fine ottobre a 192 mila attivi – senza tuttavia spiegare quanti di quei posti siano stati trovati grazie ai navigator oppure per altri canali. Ma su destino dei navigator non è ancora detta l’ultima parola. Da sempre elogiati dai 5Stelle e da loro voluti, sembra che l’intenzione non sia quella di lasciarli a casa per sempre e si è parlato della necessità di riassorbirli in nome dell’annunciata riforma dei Centri per l’Impiego.