Se da un lato sembra aumentare il fronte delle forze politiche pronte a votare la fiducia ad un governo guidato da Mario Draghi, dall’altro con l’andare avanti delle consultazioni aumentano anche i “paletti” che ciascun partito dissemina sul cammino dell’esecutivo. Ad eccezione di Forza Italia e Italia viva. «A Draghi sostegno a prescindere -ha detto Matteo Renzi – indipendentemente da quanti ministri tecnici e politici ci saranno». Non voterà, invece, la fiducia Giorgia Meloni: «Fratelli d’Italia non andrà mai al governo con il Pd, con il M5S e con Renzi». Mentre, Lega e Movimento 5 Stelle sono le forze politiche che spostano gli equilibri in questa delicata fase che precede la nascita del governo Draghi.
Italia viva, da subito, ha manifestato il suo sostegno al nascente governo Draghi. Il suo leader, Matteo Renzi, protagonista della crisi del governo Conte, conferma la sua posizione, anzi, la rafforza dopo l’incontro a Montecitorio con l’ex presidente Bce. Il sostegno di Italia viva infatti è «a prescindere», «indipendentemente da quanti ministri tecnici e politici ci saranno». «Grazie a Mario Draghi, averlo individuato come interlocutore per formare un nuovo governo ha portato immediatamente una ventata di credibilità e fiducia nel Paese – ha commentato Renzi – È una polizza assicurativa per i nostri figli e nipoti: nessuno può negarlo. Siamo nel periodo storico in cui l’Italia avrà più soldi da spendere nella storia, e questo ci porta a dire che chi meglio di Draghi può gestire questo passaggio». L’ex premier si augura che tutte le forze politiche esprimano lo stesso sostegno a Draghi: «il presidente della Repubblica ha fatto appello a tutti, chi oggi pone veti non fa solo un errore politico ma rifiuta l’appello del presidente della Repubblica che ha escluso per questo governo una connotazione politica e ha parlato di un governo cui tutte le forze possano dare un sostegno».
Anche da Forza Italia «pieno appoggio al governo Draghi». «Abbiamo confermato al presidente incaricato il pieno appoggio già anticipato dal presidente Berlusconi nel corso di un lungo colloquio telefonico questa mattina», ha detto Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia al termine dell’incontro con il premier incaricato. Tajani ha anche precisato di aver consegnato a Draghi «due dossier di Forza Italia uno sul recovery Plan e uno sul piano vaccinale».
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Matteo Salvini mette in chiaro, invece, che l’appoggio della Lega è imprescindibile dalla presenza di ministri leghisti nel nuovo governo: «Se ci siamo, ci siamo non facciamo le cose a metà. Se non ci siamo collaboriamo come opposizione come abbiamo fatto in questo anno e mezzo. Non è il momento di appoggi esterni, di cose strampalate. O ci sei o non ci sei».
Ma è proprio la possibile presenza della Lega nella compagine di governo che preoccupa Leu. Tanto da parlare di «incompatibilità» con i sovranisti. «Con Draghi siamo stati molto chiari, abbiamo elencato punti prioritari e fondamentali. Sono degli spartiacque, come lo è il fatto che l’alleanza Pd-M5S-Leu è strategica e deve essere una base forte che se consolidata in programmi e progetti non può essere dispersa. Proprio perché i temi sono fondamentali, questa maggioranza è incompatibile con la presenza di forze come la Lega e le forze sovraniste della destra», afferma Loredana De Petris di Leu.
Il segretario Nicola Zingaretti ha annunciato il sostegno del suo partito, spiegando che invierà «proposte per un programma di governo forte, di lunga durata». «La sfida è davvero grande e noi faremo di tutto per aiutare a vincerla. Come diceva Ciampi, l’Italia ce la farà». Il leader del dem ha anche rivendicato il lavoro svolto dal governo uscente che «ha limitato il danno degli antieuropeisti».
Un no netto a Draghi arriva, come previsto, da Fratelli d’Italia. La delegazione del partito, guidata dalla leader Giorgia Meloni, ha incontrato il presidente incaricato. «È stato un confronto cordiale, franco, spero costruttivo. Abbiamo ribadito che Fratelli d’Italia non voterà la fiducia al suo governo per una ragione di merito e di metodo, che non dipendono dalla sua autorevolezza. Ma l’Italia non è democrazia di Serie B». Meloni ha detto di temere «che si stia andando verso una maggioranza in cui i partiti preponderanti sono gli stessi che ci hanno portato al disastro. Fratelli d’Italia non andrà mai al Governo con il Pd, con il M5S e con Renzi». Per dare una mano «non abbiamo bisogno di chiedere ministri e sottosegretari. Se arriveranno provvedimenti per fare bene all’Italia. Noi voteremo questi provvedimenti come abbiamo sempre fatto».
Acque agitate in casa Cinquestelle. Beppe Grillo, come avvenuto sempre nei momenti delicati per la sua ‘creatura’, si precipita a Roma e incontrerà di persona l’ex presidente della Bce. Il cofondatore del Movimento farà infatti parte della delegazione pentastellata che domani sarà ricevuta dal premier incaricato. E nella Capitale, da ieri, è presente anche Davide Casaleggio, figlio del co-fondatore del M5s assieme a Grillo, Gianroberto Casaleggio. «Ho incontrato diversi parlamentari e ministri qui a Roma – ha dichiarato -. Qualunque sarà lo scenario politico possibile c’è ampio consenso sul fatto che l’unico modo per avere una coesione del Movimento 5 Stelle sarà quello di chiedere agli iscritti su Rousseau». Nonostante l’endorsement fatto ieri da Giuseppe Conte a Draghi, restano le divisioni nel M5s. «Ogni ora che passa, per quanto mi riguarda, si aggiungono ragioni su ragioni per dire ‘no’ a Draghi», scrive sui social Alessandro Di Battista.