Il primo Dpcm del governo Draghi è sostanzialmente chiuso, sciolto anche il nodo sulle scuole. Dopo le forti tensioni politiche tra i ministri, la cabina di regia riunita a Palazzo Chigi ha accolto il parametro proposto dal Cts: le regioni gialle e arancioni che hanno oltre 250 casi di Covid ogni 100 mila abitanti per almeno 7 giorni di fila devono chiudere le scuole e mandare a casa gli studenti. Didattica a distanza per tutte le scuole di ogni ordine e grado anche nelle regioni rosse. Il provvedimento può scattare anche solo per province o comuni, non necessariamente per una intera regione.
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La quadra sul provvedimento è stata raggiunta nella riunione a Palazzo Chigi tra la cabina di regia e i ministri, insieme ad Agostino Miozzo (Cts), Franco Locatelli (Css) e Silvio Brusaferro (Iss). Durante il vertice è emersa la preoccupazione per l’alta contagiosità delle varianti Covid e alla fine ha prevalso la linea dura. Il governo, inizialmente, aveva espresso una posizione unanime sul parere del Comitato tecnico scientifico soltanto relativamente alla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado in zona rossa. Non c’era invece l’accordo su quanto proposto dal coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo: interruzione della didattica in presenza qualora nelle regioni in zona arancione o gialla si superino i 250 casi di coronavirus ogni 100 mila abitanti.
La discussione tra governo e Regioni ha riguardato in particolare il parametro indicato dal Cts per far scattare la chiusura delle scuole, che però secondo il provvedimento sarebbe disposta dalle Regioni. I governatori hanno obiettato proprio su questo punto, con in testa il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che ha chiesto che sia il governo a disporre l’eventuale stretta. Il presidente del Veneto Luca Zaia, invece, avrebbe contestato il parametro dei casi per abitante, sottolineando che penalizza le regioni che fanno più tamponi, mentre il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini avrebbe evidenziato la necessità di prevedere un bonus per le famiglie che lavorano e avranno i bambini a casa. Dalla Campania sarebbero state segnalate criticità sulla formulazione dell’articolo.
Nello specifico, «la misura di cui al primo periodo dell’articolo 43 è disposta dai Presidenti delle regioni o province autonome nelle aree, anche di ambito comunale, nelle quali gli stessi Presidenti delle regioni abbiano adottato misure stringenti di isolamento in ragione della circolazione di varianti di SARS-CoV-2 connotate da alto rischio di diffusività o da resistenza al vaccino o da capacità di indurre malattia grave; la stessa misura può altresì essere disposta dai Presidenti delle regioni o province autonome in tutte le aree regionali o provinciali nelle quali l’incidenza cumulativa settimanale dei contagi sia superiore a 250 casi ogni 100mila abitanti oppure in caso di motivata ed eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico».