L’Italia ha bloccato l’esportazione in Australia di 250mila dosi di vaccino contro il coronavirus prodotto da AstraZeneca: è diventata quindi il primo paese dell’Unione Europea a usare il meccanismo introdotto a fine gennaio dalla Commissione Europea che stabiliva che le esportazioni di vaccino fuori dall’Unione dovevano essere autorizzate dagli stati membri dove il vaccino era stato prodotto. Le dosi bloccate erano state confezionate in uno stabilimento di Anagni (provincia di Frosinone), che lavora per la casa farmaceutica AstraZeneca.
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Il premier italiano Mario Draghi una settimana fa nella riunione tra i leader Ue incentrata sulla risposta europea al Covid e all’emergenza vaccini, aveva detto che «le aziende che non rispettano gli impegni non dovrebbero essere scusate». Alle dichiarazioni ha fatto seguire i fatti: l’Italia ha bloccato, con il via libera Ue, l’esportazione di 250 mila vaccini di AstraZeneca destinati all’Australia, confezionati nello stabilimento di Anagni. Ora la Francia «potrebbe fare la stessa cosa», ha detto il ministro francese della Salute, Olivier Veran: «Stiamo discutendo a stretto contatto con gli italiani per avere un approccio europeo in merito».
«In Italia le persone muoiono al ritmo di 300 al giorno: quindi posso certamente capire l’alto livello di ansia in Italia e in molti Paesi in tutta Europa. Sono in una situazione di crisi senza freni. Questa non è la situazione in Australia», ha detto il primo ministro australiano Scott Morrison. «Questa è una dimostrazione di quanto bene continui a fare l’Australia rispetto alla disperazione di altri Paesi», ha replicato il ministro australiano delle Finanze, Simon Birmingham, che ha precisato anche come «avrebbe preferito che questa decisione da parte dell’Italia non ci fosse stata. Il mondo è in territorio inesplorato, e non è sorprendente che alcuni Paesi straccino le regole quando si trovano in queste condizioni». Il ministro della Salute Greg Hunt ha spiegato che Canberra ha chiesto alla Commissione di rivedere la decisione.
Il nostro è il primo Paese Ue ad avere fermato uno stock di dosi da quando a fine gennaio la Commissione europea ha creato il meccanismo di notifica e autorizzazione per l’export di vaccini anti-Covid fuori dall’Unione. La misura di controllo è stata attivata dopo che proprio la casa farmaceutica britannico-svedese AstraZeneca aveva comunicato un taglio del 60% delle dosi destinate all’Ue nel primo trimestre rispetto a quanto previsto dal contratto, senza però ridurre i rifornimenti al Regno Unito. Ora la riduzione delle forniture è stata contenuta al 25% ma l’ammanco sta pesando comunque sulle campagne vaccinali dei Paesi europei, Italia inclusa che ha fatto grande affidamento sul vaccino AstraZeneca.