Amadeus 3
«Non ci sarà un terzo Sanremo, se mi vorranno un’altra volta prima dei 70 anni magari, ma il prossimo anno non sarò sul palco dell’Ariston». È un mesto addio quello di Amadeus. Capriccioso, arrogante, superbo, inesperiente, superficiale direttore artistico, chiude la sua esperienza in modo inglorioso. Ha sbagliato a pensare di fare un Festival fuori dal Covid e da ogni regola, infarcendo lo spettacolo di cantanti e ospiti. Non aveva un piano di ripiego. Ha scelto una formula vecchia per inserire nuovi ingredienti che avevano bisogno di un’altra narrazione. Giocando sul Titanic è stato affondato dall’iceberg Covid. E sul futuro si allunga l’ombra del più giovane Alessandro Cattelan, che Rai1 ha strappato a Sky proprio in questi giorni.
Fiorello 5
Si è acceso soltanto nel finale, quando ha visto l’amico in difficoltà, ma per tre serate è stato assente, spento, stanco, invecchiato, poco pungente, tradito dagli autori. Forse è stato il primo a dubitare del progetto e a lasciarsi coinvolgere solo per l’amicizia fraterna che lo lega ad Amadeus. E lo precede annunciando che «non ci sarò nel 2022, a Sanremo ho già dato».
Canzoni 6
Canzoni tristi nel Festival che doveva portare svago nelle case degli italiani. Volti nuovi, sconosciuti alla platea televisiva. Interpreti timidi, impauriti, molti dei quali si sono accostati con eccessiva deferenza al palco dell’Ariston. Serpeggia l’omologazione, si galleggia nella sufficienza. E i “presunti veri big” (Renga e Berti) erano da rottamazione.
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Zlatan Ibrahimovic 8
Comico improvvisato ma perfetto nei tempi e nelle battute, sembrava l’imitazione di Adriano Celentano. Autoironico e divertente. Una sorpresa.
Achille Lauro 9
Come David Bowie, esprime la sua visione del mondo usando tutte le leve della creatività artistica. Popolare e potente, sul palcoscenico dell’Ariston porta una performance libera e originale che unisce teatro, cinema, musica e arte pittorica. Geniale.
Matilda De Angelis 7,5
Spigliata e solare, certo il duetto con Fiorello-Leali nelle vesti di Anna Oxa è una prova ardua, ma ne esce dignitosamente.
Loredana Bertè 8
Nella mediocrità, risalta come una Tina Turner de noantri. Con la sua grinta riempie di calore il gelido Ariston vuoto. Grande prova.
Elodie 9
Ha sedotto con la sua bellezza, ha emozionato con la sua bravura, ha commosso con le sue confessioni, ha ballato, ha cantato, ha recitato. La consacrazione di una star di levatura internazionale.
Mahmood 9
La dimostrazione che non serve invitare artisti internazionali per averne qualcuno a Sanremo. Mahmood è puro talento. Ipnotico, moderno: il medley dei suoi pezzi ci fa ballare anche se è quasi mezzanotte. È avanti. Sta già al Sanremo 2031, come dice Fiorello.
Vittoria Ceretti 4
Chiamata in sostituzione di Naomi Campbell, alla quale le norme anti-Covid americane hanno impedito la trasferta sulla riviera ligure, fa solo bella presenza.
Barbara Palombelli 2
Presentata come una grande giornalista, la conduttrice di Forum è stata scambiata da Amadeus per una nuova Matilde Serao. Autocelebrazione fastidiosa e presuntuosa.
Rai 2
Ha voluto il Festival a tutti i costi per proteggere il tesoretto che garantisce alle casse in rosso della tv di Stato. Pur di farlo, ha cercato di salvare il programma televisivo, non l’evento, ha badato più sul protocollo di sicurezza che sullo spettacolo. Gli ascolti lo hanno penalizzato, con una perdita di dieci punti di share. E la crisi degli spettatori ha fatto crollare i contatti pubblicitari promessi agli investitori da Rai Pubblicità. Un altro flop collezionato dal direttore di Rai1, il radical chic Stefano Coletta, adesso anche lui in bilico.